MAL DI TESTA
Volendo rileggere il film della serata di San Siro c'è da mettersi comodi. Di tutto e di più, qualcosa nel bene, molto di più nel male. In campo, certo, ma non solo per quanto riguarda i ventidue uomini che si affrontano. E poi ci sono i problemi a monte, quelli che hanno dato vita alle conseguenze. Che, prima ancora delle riflessioni del giorno dopo, determinano la classifica e di conseguenza le ambizioni.
Contro l'Inter vanno in scena parecchie delle contraddizioni viola. La squadra svagata e disattenta in difesa che in appena 19 minuti è già sotto di tre reti. Alcuni singoli palesemente in difficoltà come Salcedo e Tello con il tecnico che al momento dei cambi tira fuori dal cilindro l'esordio del giovane statunitense della primavera Perez, poco dopo aver buttato nella mischia Chiesa. Ignorando, di fatto, una rosa sulla quale il d.g. - ne siamo certi - si esprimerebbe in termini come minimo diversi.
E dire che il mercato estivo, seppur parco, era stato spacciato come comunque condiviso per un allenatore che, invece, a più riprese ha dato ampi segnali di insofferenza (eufemismo, vista l'ampiezza degli argomenti toccati di recente da Sousa). La Fiorentina di San Siro, sotto gli occhi di Diego Della Valle, resta un'accozzaglia di sensazioni, di emozioni probabilmente contrastanti. Che condizionano anche la psiche della squadra, che solo dopo essersi ritrovata all'angolo gioca finalmente libera.
E gioca anche bene, completando il paradosso, sfoderando un Ilicic mai così trascinatore oltre a Kalinic puntuale sotto porta. Certo che con una direzione diversa di Damato, o semplicemente più equa, le cose sarebbero potute cambiare, ma il punto interrogativo sulla serata di Milano pende lo stesso su una Fiorentina giustamente arrabbiata per l'arbitraggio. Il silenzio nel dopo gara può anche essere scelta giusta, a patto che al suo interno il club viola sappia stringersi e compattarsi prendendo atto che qualcosa nelle scelte estive non sta funzionando.
Andando oltre le parole dovute di Corvino arrivate sabato, e guardando finalmente in faccia una stagione che rischia di proseguire tra alti e bassi. Esattamente come la squadra, nel corso dei novanta minuti, cambia volto a seconda delle situazioni e dei momenti della partita. Una Fiorentina dalla doppia identità, maledettamente nervosa e psicologicamente fragile. Che da Milano, dopo un freddo lunedì sera, rientra con un forte mal di testa.