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MARZO-APRILE, Carattere da montagne russe

di Pietro Lazzerini

Arrivati a marzo, la stagione della Fiorentina non aveva ancora preso una direzione definitiva. Il campionato aveva visto una squadra definita da tutti competitiva, toccare perfino l'ultima posizione, per poi risalire e tornare a rincorrere goffamente la zona Europa. Mihajlovic era già coperto da molte di quelle critiche che poi a novembre hanno determinato il suo esonero e la piazza aveva già deciso di avere per le mani una squadra nè carne nè pesce. L'inizio del terzo mese dell'anno, corrispondente alla 28a giornata del torneo, vide una Fiorentina pimpante battere con un secco 3-0 l'ex squadra dell'allenatore serbo, il Catania. Una doppietta del redivivo Mutu e la rete finale del Gila, segnarono una vittoria che fece respirare una boccata d'aria fresca a tutto l'ambiente viola.
Confermando il miglior periodo della stagione, la giornata successiva, il "Loco" Vargas, con una punizione insidiosa e malandrina, mise la firma sulla vittoria per 1-0 sul Chievo al Bentegodi. Per la prima volta durante la stagione, la Fiorentina collezionò due vittorie consecutive, che fecero pensare ad una resurrezione primaverile. La classifica non aiutava i facili entusiasmi, ma i 9 punti dall'Europa League, fecero comunque tornare a sorridere gran parte dei tifosi fiorentini.
Nove punti che rimasero tali dopo la sfida interna contro la Roma. Un 2-2 che beffò la possibile rincorsa viola proprio sui giallorossi. Probabilmente se Totti non fosse riuscito a segnare addirittura una doppietta all'Artemio Franchi (non aveva mai segnato a Firenze), e la Fiorentina fosse riuscita a portare a casa quei tre punti, la stagione avrebbe anche potuto cambiare in positivo, ma con i se e con i ma, si sa, non si fa la storia.
Sinisa si confermò mister X quando alla prima partita di aprile, la squadra andò a pareggiare con un altro 2-2 al Dino Manuzzi di Cesena. Un pareggino che maturò in modo rocambolesco, subendo gol a fine partita e dicendo addio ad un percorso che avrebbe veramente permesso ai viola di credere a qualcosa. La maledizione del pareggio fu una delle principali motivazioni di una stagione altalenante (la stagione si è conclusa con ben 15 pareggi), che a più riprese bloccò la possibile risalita di una squadra definibile mediocre.
Dopo questo periodo positivo, che comunque contribuì ad allontanare le zone pericolose ed avvicinare gli obiettivi iniziali, il solito giustiziere rossonero, Alexandre Pato, trascinò il Milan alla vittoria per 2-1 a Firenze. Una sconfitta prevedibile, contro una squadra messa meglio in campo, con più stimoli e con una rosa da scudetto. Sulla scia dei rossoneri, la sfida delle sfide. Mihajlovic riuscì a chiudere la serranda contro la Juventus, strappando uno 0-0 che non entusiasmò ma che almeno riuscì a bloccare una "vecchia Signora" abituata a ben altre zone di classifica.
Aldilà di tutto, la Fiorentina vedeva allontanarsi le zone nobili, di pareggio in pareggio, e la mediocrità sembrava ormai la caratteristica principale di una squadra senza carattere e discontinua. L'ultima giornata di aprile, che vide i viola vincere per 2-1 a Cagliari, non cambiò questa sensazione. Il sesto posto era comunque a dieci punti e i giocatori davano l'idea di non avere più nessuna voglia di lottare.
Alla fine del bimestre furono 12 i punti su sette partite. Ruolino di marcia che confermò la tendenza da montagne russe della squadra di Mihajlovic. Un inizio promettente per due mesi che però, alla fine, si rivelarono tuttaltro che soddisfacenti.