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MAZZOL...ATI

di Tommaso Loreto

Ha ragione Andrea Della Valle, quando nel dopo gara fa riferimento alla notte insonne in arrivo. Perché francamente per riuscire a dormire stanotte servirebbe mezza boccetta di sonnifero. Soltanto a rivedere l’intero film di Fiorentina-Roma c’è di che lasciarci il fegato, e non solo. Eppure il calcio, nella sua crudeltà, può anche spedirti all’inferno nel giro di un secondo. Giusto quello che è bastato a Osvaldo per approfittare del tentennamento di Rodriguez e beffare Viviano. Fino a quel momento la Fiorentina aveva recitato il consueto ruolo da protagonista. Con un secondo tempo come tanti altri se ne sono visti in questa stagione, e con la Roma che ancora una volta si ritrovava a ringraziare le basi del palo e della traversa centrate per ben due volte (come in Coppa Italia) dagli uomini di Montella. Ed è per questo motivo, per questo orgoglio, per questo modo d’intendere il calcio che comunque tutta la squadra meritava la standing ovation a fine partita.

Tra le pieghe di una sconfitta che continuerà a bruciare ancora, però, c’è dell’altro. Ed è inutile far finta di pensare che l’errore dell’arbitro non abbia poi influenzato la gara. La svista di Mazzoleni ha cambiato eccome il corso della partita, perché se semplicemente avesse visto quel che tutti hanno visto, i viola avrebbero avuto un rigore, e un uomo in più visto che De Rossi era anche già ammonito. Ma potersi affidare a Mazzoleni era quanto meno ingenuo, e sarebbe dovuto bastare il modo di arbitrare nel resto della partita (mancano una valanga di cartellini, solo per soffermarsi alla gestione globale dell’incontro) per accorgersi subito che, di certo, il direttore di gara avrebbe potuto incidere più in senso negativo che non in termini positivi. Resta perciò ancora una volta l’amaro in bocca per quel che poteva essere e non è stato. E per quel che la Fiorentina non ha legittimamente raggiunto per interventi esterni. D’accordo, il campionato è falsato e già ce l’hanno ripetuto più volte proprio da Milano, ma il fatto che il pubblico di Firenze se ne sia accorto sulla propria pelle (un'altra volta ancora!) non significa che faccia meno male.

A margine della sconfitta, tuttavia, sono tanti i motivi di vanto della serata di ieri. La posizione in classifica e un’Europa League sempre più vicina, per dirne una. Oppure il fatto ormai appurato che questa squadra gioca come nessuno in Italia e che la sua impronta di gioco è sempre e comunque rivolta al fraseggio e allo spettacolo. Si potrà eccepire che, almeno ieri sera, la differenza l’ha fatta il centravanti giallorosso mentre quello viola ha di nuovo dato stancanti segnali d’insofferenza (è in queste gare che un top-player da 30 e passa milioni, e dalle importanti pretese sul suo futuro ,dovrebbe essere decisivo), ma per uno Jovetic che ha di nuovo girato vuoto tanto vale godersi un Ljajic che ha strabiliato per continuità ed efficacia.

E poi c’è l’ennesima lezione di una città intera. In una serata nella quale l’allerta era massima sotto il profilo dell’ordine pubblico Firenze ha fatto mostra delle sue virtù, e al “Franchi” è andato quasi tutto bene. Quel che non è funzionato è semplicemente la quotidianità di una tifoseria, quella giallorossa, per la quale bombe carta, bengala e chissà cos’altro rientra nella normalità. Capita a Roma, figuriamoci in trasferta. Leggere alla voce "impunità capitolina" per maggiori dettagli. Certo, tra oggi e domani nessuno probabilmente farà notare quanto accaduto nel settore dei giallorossi (in questo paese fa più notizia una cartaccia tirata a un potente del pallone, che non un petardo che possa scoppiare in faccia a qualche tifoso di curva) ma è giusto che i sostenitori viola oggi gonfino il petto. Sugli spalti hanno vinto di certo loro, così come sul campo meritavano di vincere (e di continuare a sognare la Champions) Pizarro e compagni.