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MERCATO PIÙ CHE SUFFICIENTE IN LINEA CON LE IDEE DEL TECNICO, MA QUALCHE SOGNO RESTA NEL CASSETTO

di Tommaso Loreto

Certo, la Fiorentina non ha alimentato troppi sogni di gloria, anzi per la verità li aveva già spenti con l’ultimo intervento del presidente viola che al suo ritorno si era espresso su una “Fiorentina già più forte”. Eppure il quinto anno della gestione Commisso sembrava poter alimentare aspettative ancora superiori, almeno in termini di un mercato che - si diceva - avrebbe comunque accontentato Italiano, primo garante della voglia di crescere del club. 

Così al termine della sessione estiva è evidente quanto sia cambiato l’attacco e come sia stato plasmato sulle idee del tecnico (via Cabral e Jovic sono arrivati Nzola e l'investimento Beltran) seppure ampliando lo sguardo non cambi la sensazione di deja-vu delle passate stagioni, quando la Fiorentina si è affidata più alle forze del gruppo e alle idee dell’allenatore che non a singoli voluti dalla proprietà. In una finestra in cui la Fiorentina ha venduto (e incassato) nel miglior modo possibile, incluse le vicende Amrabat e Jovic chiuse come voleva il club, è quanto meno comprensibile se una parte della piazza non risultasse troppo entusiasta di come si è ritoccato l'organico, o parte di esso, dopo le due finali dell'anno scorso. 

Non tanto per il saldo economico, perchè gestire adeguatamente il bilancio non può che essere una dote preziosa nel lungo periodo, quanto per un rilancio in termini di innesti di qualità che pareva lecito attendersi alla luce delle premesse arrivate dopo il cambio di proprietà dai Della Valle a Commisso.

Con un centrocampo ricostruito intorno ad Arthur, la cui tenuta fisica alla lunga resta da valutare seppure l'avvio sia stato più che promettente, l’arrivo di Maxime Lopez pare più un'alternativa al brasiliano che non una scelta aggiuntiva, col rischio di non riuscire a coprire tutte le lacune mediane (almeno a livello muscolare considerate le alternative Mandragora e Duncan).

Se poi le scommesse Mina e Christensen lasciano qualche incertezza nel reparto arretrato, sulle corsie l’eventuale adattamento di Sabiri pare l’unica novità in un gruppo di esterni dove da Sottil, Brekalo e Ikonè (quando rientrerà) sarà lecito attendersi di più, e dove soprattutto Nico resta il punto di riferimento tecnico del gruppo (in tal senso trattenere l’argentino vale un punto in più a favore della Fiorentina). 

Più stimolante, semmai, immaginare l’alternanza tra Infantino e Bonaventura sulla trequarti destinata a diventare presto esigenza per i tanti impegni ravvicinati. Un discorso altrettanto valido per i terzini con la novità Kayode e soprattutto l’arrivo importante di Parisi. Insomma al netto di qualche sogno di mercato riposto nel cassetto (che come nel caso di Berardi o Baldanzi avrebbero legittimato obiettivi più ambiziosi di scalata alle zone di vertice della classifica) la nuova Fiorentina per il secondo anno in Conference League più che rinforzata si è maggiormente modellata a visioni ed esigenze del tecnico, chiamato adesso a gestire suo malgrado un ambiente schizofrenico per natura, tanto più nei suoi confronti per non ben precisati motivi. 

Un aspetto positivo aver assecondato le richieste di Italiano, un passo in avanti che può consentire alla Fiorentina di prendersi meritate rivincite sulla passata stagione (anche grazie a un’altra novità da non sottovalutare come il Viola Park) ma anche una dinamica di mercato che sembra già guardare alla finestra di gennaio, magari per arrivare a rinforzi apparsi da tempo necessari e non ancora arrivati.