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MONTE INGAGGI PIÙ BASSO, QUANDO LE IDEE SOPPERISCONO AI SOLDI. E PER PRADÈ C'È L'ESEMPIO DEL 2012

di Andrea Giannattasio

Se la Fiorentina nei prossimi due mesi porterà effettivamente a termine una riduzione del proprio monte ingaggi lo si potrà certificare solo a mercato estivo concluso, ovvero quando verrà tracciata una riga a proposito di acquisti e cessioni e si verificherà se l'attuale tetto stipendi (che oggi si assesta su 57 milioni di euro lordi, poco più di 30 netti) sarà stato livellato verso il basso. Quel che è certo, per il momento, è che con gli addii di Bonaventura, Castrovilli, Duncan, Arthur e Lopez (oltre ai prestiti di gennaio Faraoni e Belotti), la società viola ha risparmiato circa 10 milioni lordi, consapevole al contempo di aver perso cinque pedine che - anche solo a livello numerico - dovrà sostituire.

ESEMPI VIRTUOSI - Ma la domanda vera è: il taglio degli stipendi di un club corrisponde sempre e comunque a un brusco calo del valore tecnico della squadra e, dunque, delle ambizioni del club? Detto che, al netto delle rivelazioni giornalistiche, la Fiorentina fin qui non ha mai confermato di voler abbassare gli ingaggi del parco giocatori della prima squadra (saranno i fatti a confermarlo o smentirlo), esistono esempi virtuosi in Serie A che certificano come un tetto salariale inferiore a quello viola possa garantire risultati simili se non, in alcuni casi, addirittura migliori. Con, però, una serie di caratteristiche fondamentali alla base delle scelte del mercato: idee, competenza e lungimiranza.

SARTORI LO SPECIALISTA - L'Atalanta e il Bologna, le realtà in cui ha operato - guarda caso - Giovanni Sartori nel corso delle ultime annate in qualità di responsabile dell'area tecnica sono la riprova più fedele di quanto stiamo dicendo. Al netto di un monte ingaggi inferiore rispetto a quello della Fiorentina (parlando sempre di lordo, i nerazzurri si assestano a 45 milioni mentre i rossoblù sono addirittura fermi a quota 27), solo nell'ultima stagione la Dea, oltre a vincere l'Europa League, è arrivata al quarto posto centrando la qualificazione alla Champions League, stesso torneo che disputerà la formazione emiliana - la grande sorpresa dell'ultima Serie A - che (va detto) con una sola gara a settimana da preparare è arrivata al quinto posto. Che dire poi del Torino, che con un monte stipendi di 37 milioni è arrivato quasi testa a testa con Biraghi e compagni sia lo scorso anno che in questa ultima stagione?

QUEL PRECEDENTE DEL 2012 - Nell'ottica di una mini-rivoluzione salariale, c'è un precedente che deve fare ben sperare ed è quello relativo all'annata 2012/13, la prima che Daniele Pradè - al suo debutto assoluto come ds viola - si trovò a gestire e nella quale ereditò una squadra che si era salvata alla penultima giornata pochi mesi prima. Nell'estate 2012 il dirigente romano, assieme al dt Macià, fu in grado di costruire una squadra che, con un monte ingaggi lordo di 41 milioni (il settimo di quella Serie A), sfiorò il terzo posto nonché quella che sarebbe stata una più che meritata qualificazione Champions, riuscendo peraltro a concludere la sessione estiva con un clamoroso attivo grazie alla cessione di Nastasic a fine agosto (furono in tutto 32,1 i milioni spesi, 38,02 quelli incassati). Della serie, il lupo può anche perdere il pelo ma, forse, non il vizio.

N.B.: i dati sul monte ingaggi dell'ultima Serie A sono presi dal portale specializzato Capology.com, da cui riportiamo - nella foto dell'articolo - la classifica completa delle 20 società del massimo campionato italiano, dal tetto stipendi più alto a quello più basso. Anche il dato viola del 2012/13 è preso dalla medesima fonte.