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MONTOLIVO, Questione di gusti...

di Tommaso Loreto

Il mondo è bello perchè è vario. E il calcio pure. Figuriamoci se ogni opinione, poi, non debba essere considerata rispettabile. Il pluralismo, anche delle idee, non può che essere risorsa ed opportunità. La differenza, di per sè, è un'opportunità. Purchè il punto di vista opposto non scada, evidentemente, in qualche preclusione o, ancor peggio, in un'ancora cui aggrapparsi di fronte a inaspettate difficoltà. Della serie, hai visto mai...quel ritardo, o quel problema di traffico, che non ti fanno arrivare in tempo allo stadio. 

Dove vogliamo arrivare? Ripartiamo, allora, dai giudizi del giorno dopo sulla prestazione di ieri sera di Riccardo Montolivo. Si dirà che, da queste parti, lo sguardo non potesse essere così distaccato e obiettivo come si richiederebbe al miglior cronista. Può anche darsi, ma infondo l'altro lato della medaglia è rappresentato dalla migliore conoscenza dell'argomento in questione avendo giudicato domenicalmente Montolivo da almeno quattro anni. Senza mai risparmiare critiche, talvolta anche velenose.

Eppure, nei giudizi ritrovati in mattinata sui principali mezzi d'informazione, c'è chi ha individuato nella gara di Montolivo un nuovo, ennesimo, passo falso del mediano gigliato in Nazionale. Questa, per carità, è opinione rispettabile e volendo condivisibile,  anche se nel nostro caso non lo è. La perplessità, tuttavia, sorge di fronte a giudizi e valutazioni (per esemplificare ci rifaremo ad aggettivi che hanno colpito i più, finendo per rendere molto conosciuto il giudizio in questione) quali "timido" e "incolore" da poggiare persino sul volto di Montolivo che, fra l'altro, non è piaciuto troppo all'inviato di turno.

Tralasciando che, per fortuna dei tifosi viola, Montolivo non è in Sudafrica per sfilare o realizzare campagne pubblicitare e che, fra l'altro, trattasi di prima volta al Mondiale, ci limitiamo a invitare l'inviato in questione a rivedersi la partita. Si accorgerà che il coraggio, a "Monto", non è mancato. Che la lucidità in fase di costruzione, e la reattività in chiusura, non sono mancate. E che, nelle conclusioni a rete, è stato proprio lui a rendersi il più pericoloso degli Azzurri. Sottolineando, in chiusura, la spavalderia e la personalità messi in mostra fosse solo per quell'entrata, definibile "intimidatoria" con un un eufemismo, che dopo pochi minuti non ha scalfito il capitano della Fiorentina.

Non vorremmo, allora, che alla base di taluni giudizi risieda una sorta di preclusione "da grande squadra". In altri termini non vorremmo mai che, se è giusto che a seguire un Mondiale ci sia la massima espressione della stampa italica, si ritenesse dovuta la militanza nelle cosiddette grandi del campionato per stilare giudizi positivi sulla prova di un Azzurro. Se così fosse, davvero, preferiremmo pensare che, fra le difficoltà inaspettate di cui sopra, ci fossero addirittura imprevisti così insormontabili da non aver potuto assistere, o vedere, la partita.