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MURO DI GOMMA

di Tommaso Loreto

Basterebbe il tono piccato con il quale il capo degli arbitri Nicchi ha risposto a Commisso per rendersi conto della spaccatura creata dalle parole del presidente viola. Lo sfogo prolungato anche al day after di Torino infastidisce eccome i vertici delle giacchette nere, già messe all’angolo dagli ultimi anni di protagonismo tecnologico legato al VAR. E così chi dovrebbe mediare, tenere di conto il trattamento delle ultimissime direzioni di gara o più in generale il bilancio dall’inizio della stagione, invece di stemperare i toni soffia sul fuoco delle polemiche. 

L’arbitraggio di Pasqua, domenica contro la Juve, finisce sul banco dell’accusa più per una gestione differenziata nel metro nel corso dei 90 minuti che non per i singoli episodi dei rigori concessi, seppure il fallo di Ceccherini su Bentancur sia discutibilissimo. Una disparità mostrata con ogni richiesta bianconera assecondata, con la simulazione iniziale di Pjanic che non viene sanzionata (nessun tocco con Cutrone in area nelle prime fasi della partita) e dove il conteggio dei cartellini gialli vedrà 4 uomini di Iachini contro il solo Bonucci. 

Eppure niente di quanto denunciato da Commisso viene preso in considerazione da Nicchi: né Milenkovic trattenuto con il Genoa, né Caceres con l’Inter (almeno non con lo stesso tempismo nel ricorso al VAR usato alla prima giornata sul tuffo in area di Mertens al Franchi nella prima giornata) tantomeno vengono ricordate le entrate - durissime - di Di Carmine su Pezzella e Tachsidis su Ribery costate care in termini di infortuni (fratturato il primo, operato il secondo) ma non di cartellini pesanti per i colpevoli. 

Una totale mancanza di tutela che la Fiorentina si era permessa di sottolineare in tempi non sospetti, poco prima di Natale, e che come risposta ha visto calendari ostici e diversi tra loro sia in occasione della gara con il Napoli che con la Juve dopo che i viola erano reduci dagli impegni di Coppa Italia con Atalanta e Inter. Quasi che i velati reclami della società necessitassero immediate ripercussioni per calmare le acque. 

Un metodo radicalizzato in un sistema calcio Italia che poco meno di 15 anni fa scoprì il lato più oscuro delle proprie tradizioni. Un muro di gomma contro il quale Rocco Commisso si è scontrato a 360 gradi, passando dalle strade impervie della burocrazia e della politica per affrontare il percorso su un nuovo stadio e ritrovandosi in bilico sul terreno di gioco per una categoria arbitrale che in più di una circostanza ha visto a modo suo episodi determinanti. A oltre sette mesi dal suo arrivo per Commisso sono arrivate le sfide più difficili.