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N.PIEROZZI, Se non ora, quando? Rischio Gori-bis

di Alessandro Di Nardo

Esattamente un anno fa, Niccolò Pierozzi veniva inserito nella top 11 dell'anno per la Serie B: con la maglia della Reggina, sotto la guida di Filippo Inzaghi, il classe 2001 si era imposto come uno dei migliori esterni bassi del campionato spingendo a suon di percussioni i calabresi in alto in classifica. L'anno che si sta per chiudere adesso ha invece arrestato bruscamente la crescita del ragazzo cresciuto a Rifredi: prima la crisi societaria della Reggina terminata con il fallimento del club, poi il rientro alla casa base, a Firenze, e un'estate condizionata da un grave problema di salute. Doveva essere lui, ai nastri di partenza, il vice-Dodò sulla destra: l'esplosione di Michael Kayode e le difficoltà dovute a una preparazione saltata in blocco l'hanno però cacciato in basso nelle gerarchie, tant'è che con un terzo abbondante di stagione alle spalle e nonostante l'infortunio di Dodò, Pierozzi ha giocato solamente due gare ufficiali in viola, entrambe contro il modesto Cukaricki. 

Nessun minuto concesso da Vincenzo Italiano in campionato, per un rapporto mai davvero sbocciato col tecnico viola. Lo stesso Italiano ne ha parlato nel post-partita di Monza, confermando sostanzialmente una mancanza di fiducia nel ragazzo che, "deve giocare perché giovane". Parole di circostanza che sembrano precedere una separazione, per lo meno temporanea. Parole prettamente made in Italy, e non nel senso di Italiano e basta. Se ci guardiamo intorno, forse il nostro movimento è rimasto l'ultimo a considerare "giovane" un calciatore del 2001 (stessa età di Bukayo Saka dell'Arsenal o di Rodrygo del Real, due anni in più di Bellingham per citare gli esempi più eclatanti). 

Le dichiarazioni di Italiano sembrano poi anticipare anche un'altra soluzione un po' anacronistica per la crescita del giocatore, ovvero un prestito. Soluzione utilizzata spesso dalla Fiorentina con frutti miseri. Al di là dell'eccezione Kayode, inserito però in prima squadra direttamente dalla Primavera, in pratica la totalità dei calciatori mandati a farsi le fantomatiche "ossa" si sono poi persi in un vortice di prestiti paradossale; è il caso di Gabriele Gori, promessa delle giovanili viola ma intrappolato per cinque anni in un loop infinito fatto di prestiti annuali intervallati da rapidi rientri alla casa base ad inizio estate. Foggia, Livorno, Arezzo, Vicenza, Cosenza, Reggina, prima di staccarsi in estate definitivamente dal club di Commisso per approdare all'Avellino, in Lega Pro. E nonostante l'Odissea compiuta c'è da giurare che per qualcuno Gabriele Gori, venticinque anni a febbraio, sia ancora un "giovane che ha bisogno di farsi le ossa". 

Per questo, la società dovrà valutare bene cosa fare con Niccolò Pierozzi, attualmente tutt'altro che un fattore nella rosa: gennaio sembra essere il momento per decidere se continuare a puntare o no sul ventiduenne, per scongiurare un Gori-bis.