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NAP-FIO, La vittoria di Cesare

di Matteo Magrini

Che la Fiorentina fosse scesa in quel di Napoli con la voglia di mostrarsi unita e compatta come mai lo si era capito già prima del fischio d'inizio. Pantaleo Corvino in panchina al fianco di Cesare Prandelli è evento più unico che raro ma che testimonia una volta di più come in casa in viola, nonostante discussioni ed attriti vari, tutti marcino nella stessa identica direzione.


Sorprendente la prestazione dei ragazzi, e alzi la mano chi alla vigilia pensava ad una serata così. Una reazione violenta, ennesima dimostrazione di compattezza da parte di un gruppo che spesso viene messo in discussione ma che sempre trova dentro di sè la forza per riemergere. Si poteva affondare, travolti dalla delusione per il sogno Champions infranto e per una settimana vissuta sul filo della tensione. Ed invece no.


Questa è una squadra che quando si stringe attorno a se stessa pesca risorse straordinarie. Da tempo nelle trasferte versione campionato non si vedeva una Viola così. Determinata, compatta, cattiva. Non è bastato nemmeno il goal di Lavezzi e l'urlo di un San Paolo by night solitamente imbattibile a far crollare la Fiorentina. Un attimo di sbandamento, un ginocchio appoggiato per terra quasi a significare la resa e poi lo scatto d'orgoglio. Certo, questa volta è arrivato anche l'aiutino dell'arbitro (dateci un pizzicotto, diteci che è realtà) ma quello che conta è il cuore. Un cuore enorme, tornato a battere più forte che mai nella partita più difficile.


Sarebbe sbagliato però, ridurre tutto ad una questione di carattere. Perchè puoi metterci tutta l'anima che vuoi, ma se non hai qualità le partite non le vinci. Ecco perchè quella di ieri è soprattutto la vittoria di Frey, tornato decisivo, di Jovetic e di Gilardino. Fantastico, JoJo. In partita per 90', mai una pausa, due assist e un goal che è prova provata della cresicita del ragazzo. Ottanta metri di corsa furiosa, ottanta metri che vogliono dire che Stevan sta diventando grande. Non più solo belle giocate, ma anche consapevolezza che per una punta scuotere la rete è importante. Sempre e comunque.


Poi c'è Gila. Due pallone giocabili, due goal. Roba che non si vedeva da tempo. Due colpi di testa da bomber vero, due morsi letali che mettono fine (speriamo) ad un periodo in cui tutto girava storto. Del resto, vincere senza segnare diventa impresa impossibile, e ritrovare un Gilardino così è il primo passo per immaginare una rincorsa comunque difficile. Bene così.


Chiudiamo con il Mister. Settimana perfetta, la sua, a partire dalla partita con il Bayern Monaco, passando per il ruggito di venerdì fino ad arrivare a ieri sera. Tre cambi che hanno cambiato la storia di Napoli-Fiorentina, tre cambi che testimoniano ancora una volta (ma davvero qualcuno aveva dei dubbi?) quanto questo allenatore sia grande. E pensare che c'era chi pensava che le difficoltà nascessero da un felling esaurito tra i giocatori e Prandelli. "Non lo seguono più, il suo ciclo è finito", dicevano.

Eppure, proprio quando lui ha urlato la sua voglia di restare, la truppa ha reagito, tirando fuori una compattezza che in campionato non si vedeva da tempo. Un caso? Tutto può essere ma la sensazione, forte, è che questo gruppo non abbia nessuna intenzione di perdere il suo condottiero, e ieri ha fatto di tutto per dimostrarlo. Non ce n'era bisogno ma adesso il concetto è chiaro, a tutti. La squadra è compatta, stretta attorno a Prandelli. E' con lui che vogliono andare avanti, è con lui che Firenze e la Fiorentina devono continuare a sognare.