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NUMERI RELATIVI

di Andrea Giannattasio

Ci sono numeri che si fanno sentire ed altri che, nel calcio, hanno un valore relativo. La sfida di questa sera tra Inter e Fiorentina sarà anche e soprattutto importante per questo motivo. Per valutare, cioè, se davvero nel calcio moderno vince sempre il fatturato (anche con 90 milioni di bilancio in rosso), l’invasione di stranieri oppure magari semplicemente il livello d’esperienza di una intera rosa. E sarà proprio sotto questo aspetto che si giocherà una parte della sfida d’alta classifica di questa sera, una gara dove sulla carta la formazione di Sousa parte sfavorita.

Il primo (grande) problema relativo al divario tra Inter e Fiorentina (forse a dire il vero l’unico) è quello relativo al valore complessivo della rosa in termini economici: i nerazzurri, che in estate hanno investito tanto ma che sono in ogni caso riusciti a chiudere in positivo la sessione grazie ad alcune cessioni nobili e alla formula del “pagherò”, hanno una rosa di 28 giocatori del valore complessivo pari a 244,98 milioni di euro. Una cifra imponente, inferiore solo alle cifre di Juvenuts, Napoli e Roma. La Fiorentina prova a tenere invece il passo con un collettivo che sulla carta vale 131,40 milioni, un numero che posiziona i viola al 7° posto di questa speciale classifica.

Su altri piani invece, Inter e Fiorentina sono pressoché simili: in primis sull’età della squadra, dato che i nerazzurri hanno un media-età di 26,4 anni mentre i viola seguono, di poco, con 26,1 (in Italia la formzione più "anziala" è quella del Chievo mentre quella più giovane, come spesso avviene, è quella dell'Empoli). Stesso discorso per quello che riguarda il numero di stranieri in rosa: da un lato, il club di Thohir può annoverare 23 calciatori non italiani, dall’altro quello dei Della Valle si ferma a quota 22. Non male per due società che hanno fatto dell’“italianizzazione” il loro motto sin da inizio anno (il Sassuolo conta appena 3 stranieri tesserati...). Adesso manca solo la riprova del campo: dove, come spesso accade, non sempre vince il più forte. O per meglio dire, il più ricco.