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NUMERO UNO

di Stefano Borgi

C'è grande incertezza intorno a Mario Gomez. Vuoi per il nome del giocatore (qualcuno dice... ma possibile che uno così venga a Firenze?) vuoi per il numero delle concorrenti, vuoi perchè la Fiorentina non disputa la Champions League. E perchè (si chiede ancora lo stesso qualcuno) Mario Gomez, calciatore pluridecorato e fresco vincitore della prestigiosa coppa, doverebbe venire a "sporcarsi le mani" con l'Europa League? Vuoi, infine, per la difficoltà a cedere Stevan Jovetic. O meglio, la difficoltà a trovare un acquirente a certe cifre, possibilmente non la Juventus. E come sappiamo, la non cessione di uno esclude l'acquisto dell'altro. Insomma, come si evince, i punti interrogativi sono tanti, variegati, di certo risolvibili... anche se (abbiamo l'impressione) non a breve. Noi, al contrario, vogliamo dare delle certezze, sopratutto allo stesso "SuperMario" ed al suo agente Uli Ferber, il quale ha dichiarato che... "Mario andrà dove sarà l'attaccante numero uno". Bene, se conosciamo un pò la piazza di Firenze (e la conosciamo bene) possiamo garantire che un calciatore con le caratteristiche di Gomez, in riva all'Arno non può che essere il "numero uno". Per caratteristiche, per meriti acquisiti, e (non ce ne vogliano gli altri) per mancanza di concorrenza.

UN CENTRAVANTI FINALMENTE - Cominciamo dall'ultima: Toni, El Hamdaoui, Larrondo, Jovetic (eh sì, anche lui...) non possono certo far paura ad un panzer come Mario. Ed abbiamo citato gli attaccanti della rosa viola 2013. In più c'è Giuseppe Rossi, a suo modo certamente un numero uno, (ahilui) tutto da dimostrare, tutto da verificare. Di contro c'è la tradizione: la storia della Fiorentina è popolata di ottimi portieri, di grandi "numeri 10"... di grandissimi centravanti. Citiamo gli ultimi 4: Batistuta, Riganò, Toni e Gilardino. Tutti protagonisti, (non sorprenda Christian, se siamo qui lo dobbiamo anche a lui), tutti rigorosamente dei numeri uno. Sia per i gol realizzati, sia per l'impegno, la dedizione, l'attaccamento alla maglia. Recentemente, però, alla Fiorentina è mancata la punta di diamante, l'attaccante in grado di scardinare le difese avversarie, capace di risolvere le situazioni più intricate (leggi le partite bloccate sullo 0-0). Ecco perchè uno come Mario Gomez avrebbe terreno facile, ecco perchè sarebbe certamente un "numero uno". Passiamo alle caratteristiche: Mario è un lottatore, uno che si sacrifica per la squadra, ha esperienza internazionale, è uno che non molla mai. Lo abbiamo già citato, Bati-gol era così, ai tifosi basterebbe anche qualcosa meno. Chiudiamo con i meriti acquisiti. Quì ci viene in aiuto il palmares: Mario ha realizzato 200 gol in 330 partite ufficiali tra Stoccarda e Bayern Monaco. Ha disputato 58 gare con i "bianchi" di Germania segnando 25 reti, ha conquistato l'argento agli Europei del 2008 ed il "bronzo" agli Europei 2012 ed ai mondiali del 2010 in Sud Africa. A livello di club, poi, è un crescendo rossiniano: campione con lo Stoccarda nel 2007, con il Bayern nel 2009 e nel 2013. Due coppe di Germania e due supercoppe nazionali, tutte col Bayern. Capocannoniere in Germania nel 2011 con 28 reti, fino alla Champions di pochi giorni fa conquistata contro il Dortmund. Se non è il giocatore più titolato che (potrebbe) vestire la casacca viola, poco ci manca. In più Mario avrebbe l'occasione di rendere qualcosa alla Fiorentina, dopo quella maledetta doppia sfida a cavallo tra febbraio e marzo 2010 nella quale Gomez fu titolare in entrambe le partite. Ed uno così non può diventare il numero uno a Firenze?

IL MERITO INNANZITUTTO - Insomma, ci sentiamo di tranquillizzare il buon Uli Ferber... Firenze sa riconoscere un "numero uno", non lesina critiche ma ancor di più non risparmia elogi. Chiedere a Borja e Gonzalo... gente che fino a poche ore prima disputava la Champions League ed in poco tempo si è innamorata di una "semplice" Firenze. E Firenze si è innamorata di loro. La ricetta? Essere se stessi, dare tutto per la maglia e non prendere in giro i tifosi. Vedrete che loro saranno i primi ad accoglierli ed i primi a riaccompagnarli da dove sono venuti. Senza rancore, con gratitudine, dopo averne riconosciuto ogni merito. Sopratutto se sono stati dei "numeri uno".


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