NUOVI ORIZZONTI
L'annata storta o quantomeno nata sotto una cattiva stella della Fiorentina targata Mihajlovic sembra aver lentamente lasciato il posto ad un altra realtà, difficile da immaginare ad inizio stagione e rischiosa in vista di una classifica non troppo rassicurante, ma al contempo, in virtù delle malasorte incombente, troppo esaltante per non essere vissuta.
Contro la Reggina nel quarto turno di Coppa Italia sono ben sette i giovani provenienti dal settore giovanile viola convocati da Mihajlovic per la gara di domani al "Franchi". Dal talentino ghanese classe 91' Boadu Acosty passando per i vari Babacar, Carraro, Masi, Seculin, Seferovic e Taddei per arrivare all'ormai celebrato Camporese, assente in coppa, ma probabilmente titolare ancora una volta domenica contro il Cagliari, le pianticelle del vivaio gigliato sembrano crescere sempre più velocemente e ben nutrite. Un lavoro, quello del settore giovanile viola, che finalmente dopo anni di silenzio comincia a dare i suoi frutti migliori, vantando al momento un primato assoluto in tutti i tornei giovanili nazionali nonchè foraggiando cospicuamente la quasi totalità delle selezioni nazionali Under nostrane.
Merito di questa svolta, dai contorni quasi epocali in un paese dove per veder giocare i giovani si è spesso costretti a scendere di diverse categorie, lo si deve ovviamente alla lungimiranza del lavoro di una società che ha saputo negli anni dar vita ad una realtà tangibile ed efficace, ma anche ad un tecnico che, seppur ampiamente condizionato dalle molte defezioni, si è dimostrato coraggioso nel credere, non senza rischi, in una risorsa fino ad oggi poco utilizzata.
Con pazienza e lavoro, virtù difficili da trovare nel calcio moderno, e senza mai dimenticare i gioiellini serbi Jovetic e Ljajic questa potrebbe divenire, dunque, l'alba di una nuova Viola, nella speranza che un giorno il "Franchi" abbia l'occasione di trovare una degna erede a quella Fiorentina ye-ye rimasta indelebile nei ricordi dei tifosi viola ma mai replicata negli anni a venire, o quantomeno, guardando alle migliori tradizioni europee, possa vantare una squadra in grado di costruire "sogni" partendo dalle proprie risorse.