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PAULO E LORENZO, LA STORIA DEL MURO E DELLA PALLA

di Giulio Incagli

Astenersi pragmatici. Questa è la doverosa premessa. La storia del muro e della palla, è un qualcosa per deboli di cuore e soprattutto sognatori. Per chi crede davvero di potercela fare, per chi invoca un aiuto per trovare la forza di andare avanti anche quando la strada sembra in salita. Questa è la storia di Paulo e Lorenzo. Piccoli gesti, microscopici segni di affetto, che regalati da un simbolo, da un idolo, possono trasformare secondi in ore, un semplice scarabocchio in un affresco da custodire con cura in una bacheca di vetro. Basta poco, veramente poco. Quante volte abbiamo sognato di poter regalare noi emozioni del genere, con gesti umili, banali, quotidiani insomma. Togliere un nulla alle nostre giornate per arricchire e colorare quelle degli altri… Sì, il sogno di tutti. La Serie A, il calcio in generale, danno spesso questa possibilità ai loro protagonisti. Poche volte purtroppo essi riescono a percepire, e di conseguenza a gestire, la cassa di risonanza di ogni loro piccolo gesto. Negli ultimi tre anni a Firenze gli splendidi risultati ottenuti sul campo sono stati smorzati da un atteggiamento definiamo, per usare un eufemismo, “composto” di staff tecnico e squadra. Il centro sportivo trasformato in un vero e proprio bunker e contatto tra città, allenatore e giocatori ridotto ai minimi termini.

La storia che stiamo per raccontarvi, ci fa capire come qualcosa, almeno in questo senso, sia realmente cambiata. 10 minuti di chiacchierata, intensa, reale, emozionante. Un confronto vero, tra due punti di vista quasi opposti ma legati dalla medesima passione: il calcio. “Un calciatore ha due migliori amici”. Afferma Paulo. Lorenzo risponde pronto sul primo: “La palla”. Ne è sicuro, senza di lei non potrebbe stare, lo sa e la sua risposta pronta stupisce Paulo. Poi il silenzio… Vuole pensarci bene prima di rispondere. Sa di non poter sbagliare, tiene troppo al giudizio di Paulo. E allora aspetta, poi spara, convinto: “Le scarpette”. Necessarie e imprescindibili per un calciatore. Ha ragione Lorenzo.
“Il muro, lui non ti tradisce mai. È sempre lì, pronto a restituirti la palla, a metterti alla prova per migliorare e affinare il rapporto con lei”. Risponde Paulo con una pacca sulla testa.

Occhi illuminati, sorriso stampato sulle labbra e un’esperienza da raccontare a settembre quando la maestra chiederà a Lorenzo quale sia stato il giorno più bello dell’estate. E chissà che Paulo non lo riconosca domani pomeriggio al Franchi, quando Lorenzo sarà in Maratona ad emozionarsi come ogni giorno per i suoi beniamini, e Paulo sarà in campo a dirigere il primo allenamento a porte aperte della sua gestione.