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PAULO, MAURO E IL PROGETTO

di Tommaso Loreto

Quando dopo un minuto e mezzo di gioco Borja Valero ha trovato la via del gol, anche Paulo Sousa ha ritrovato il suo sorriso. Dopo gli sguardi ben poco entusiasti (eufemismo) degli ultimi giorni, e con una panchina composta da soli 4 giocatori di movimento (gli altri due erano portieri) il tecnico portoghese sembrava poter ritrovare un filo di serenità con i primi 90 secondi del dopo mercato. Quasi a confermare che il calcio non può avere logiche: dopo i veleni (o le delusioni) per un mercato invernale tutto da decifrare, il campo esula da qualsiasi valutazione. 

Buon per i viola che sia perciò arrivato il gol, anche perchè nei primi venti minuti la difesa sembrava andare in difficoltà con troppa leggerezza, e le occasioni di Mancosu e Lollo lo testimoniavano. Con un po' di sicurezza in più la Fiorentina gestiva con meno affanno e, anzi, poco prima dell'intervallo sfiorava il raddoppio due volte con Mati e Gonzalo.

I problemi del secondo tempo, però, hanno ridipinto tutto con colori più realistici. Con l'arbitro Cervellera che c'ha sicuramente messo del suo, sono tornate a galla le pecche difensive a lungo discusse. Dall'erroraccio di Tomovic alla seconda espulsione consecutiva di Sousa (in una gestione discutibilissima dei cartellini) il  passo è stato brevissimo. Almeno quanto la doccia fredda (in tutti i sensi per gli eroi che nell'anno solare 2016 continuano a rischiare una broncopolmonite frequentando uno stadio scoperto) di vedersi sfumare due punti in un attimo. 

Il gol di Lasagna ha cancellato quei 90 secondi inziali, riportando d'attualità le difficoltà di un reparto a tutt'oggi ancora non rinforzato (Benalouane era in tribuna) togliendo, di nuovo, ogni ultimo spiraglio di sorriso a Paulo Sousa. C'è voluto allora il colpo a sorpresa, il numero di uno dei nuovi che, al di là delle discussioni, non era e non è da giudicare a priori. Perchè è proprio nelle pieghe della vittoria fondamentale di ieri sera che bisogna spingersi nelle letture e negli approfondimenti. 

Partendo dal carattere del gruppo e arrivando al gesto del singolo. Il gol gioiello di Zarate, in altri termini, rappresenta gli spiragli di bontà da ravvisare nelle scelte appena fatte. E tanto discusse certamente per come sono maturate e per come sono state anticipate nelle parole di dicembre e d'inizio gennaio. L'ex West Ham, per esempio, ha i colpi e i numeri per aiutare la Fiorentina, idem Tello che ha fatto intravedere buone cose. E con loro gli altri arrivati potranno certamente dare il loro apporto, vista anche la tenuta di un Sousa che vive il momento personale più delicato del suo soggiorno fiorentino.

Ma al tempo stesso anche le difficoltà della difesa (senza voler entrare nel merito dei singoli) e una panchina semi deserta, oltre uno striscione della tifoseria che ben rappresenta il senso della delusione che si respira in città (e che non intacca quel rapporto che l'allenatore ha saputo instaurare, e del quale lui stesso ha parlato in sala stampa) sono segnali da tenere di conto. Perchè ancora una volta, spetta alla società dimostrare di saper gestire un malumore che sarebbe potuto esplodere se Zarate non avesse tirato fuori il jolly nel recupero di un pari sofferto con il Carpi

Oggi alcuni dirigenti parleranno in sala stampa tornando sulle scelte del mercato, probabilmente Direttore Generale e Direttore Sportivo, e c'è da augurarsi che le riflessioni possano essere utili. Di fronte al legittimo pensiero di una curva che reclama un pizzico di chiarezza in più, tuttavia, servirebbe un chiaro messaggio, una chiarezza sugli indirizzi passati, presenti e futuri che non spetta ai dirigenti, ma alla proprietà. Sotto questo profilo da Paulo a Mauro, ancora una volta, è il progetto la nota dolente. 


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