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PECCATO CAPITALE

di Marco Conterio

Primavera 2012. Le viole stavano appassendo, la Fiesole era deserta come un concerto da camera polacco. Speranze e sogni, queste sconosciute. Arrivava il tepore ma i brividi, anzi i B-rividi, restavano forti. Il timore della retrocessione, Mihajlovic e Rossi, tigri e cazzotti. Era un mix di delusioni e contraccolpi, ma i fratelli Della Valle stavano pensando al domani, al futuro. Alzarono il telefono, chiamata diretta a Zdenek Zeman. La Primavera viola e quella di Praga. Il boemo poteva esser l'uomo giusto per ripartire e rinascere, ma rispose con una bionda tra i denti ed un 'no' sussurrato. Poi la Roma, poi Franco Baldini e Walter Sabatini. Decisero d'accelerare e di pescare a Pescara: assonanze che fanno rima col passato giallorosso di Zeman, che non indugiò molto ad accettare.

Il presente racconta storie diverse. La Roma preferì il calcio olè di Luis Enrique alle sicurezze italiche di Vincenzo Montella. Meglio la sangria dello spumante, meglio il figlio d'un calcio collaudato come quello del Barcellona che un piccolo aeroplanino tosto da radiocomandare con quel carattere forte e sicuro. Profeti in patria. Alcuni riescono ad esser soltanto questo e Lucho questo si dimostrò: incapace di lanciare la macchina giallorossa, raccontando a tutti indirettamente una storia con un incipit sbagliato, dove Sabatini e Baldini sbagliarono a non prendere Montella, preferendogli il catalano. L'occasione per redimersi è arrivata a giugno, quando la dirigenza giallorossa ha nuovamente scartato, o forse bocciato dopo alcuni colloqui non proprio andati bene, soprattutto quelli tra il dirigente toscano ed il tecnico, Vincenzo Montella. Meglio Zeman. Peccato Capitale. Firenze ringrazia.