PERSEVERANZA
Friedrich Nietzsche aveva provato ad etichettarla, con un’illuminante definizione, la "teoria dell’eterno ritorno”. Una combinazione, cioè, che in un sistema finito può ripetersi infinite volte. Nella filosofia così come, in misura minore, anche nel mondo del calcio. E la Fiorentina sotto questo aspetto sembra essere uno degli esempi più illuminanti di questa interessantissima dottrina. Il caso di Neto - che ha trovato il suo prevedibile epilogo nella giornata di ieri - ne è la prova lampante: esattamente come era successo nel settembre 2011 (allora il protagonista dell’amara vicenda fu Riccardo Montolivo), il club dei Della Valle è stato costretto a quasi quattro anni di distanza a lasciar partire a parametro zero un altro suo tesserato, probabilmente (in questo momento) uno dei migliori e con una prospettiva di crescita sicuramente importante.
Un errore del quale la Fiorentina stessa - che aveva già sfiorato il bis in occasione dell’addio di Adem Ljajic - si era già assunta per la verità le colpe nell’ottobre scorso, quando - per bocca del presidente Cognigni - il club aveva ammesso di aver peccato di leggerezza nei confronti del brasiliano, che in estate aveva dichiarato di sentirsi pronto a rinnovare anche a cifre inferiori rispetto a quelle attuali (l’ultima proposta dei viola consisteva in un quadriennale ad 1,4 milioni). Scelte legittime del giocatore, al pari di quelle della proprietà, che ad agosto si era affrettata prima a blindare due pilastri della rosa come Borja e Gonzalo e poi, ad ottobre, ad adeguare l’ingaggio di Cuadrado a livelli top. Questioni di priorità per le quali ogni tanto si paga anche dazio. Un contrappasso che questa volta, però, fa davvero davvero male.
La Fiorentina, dunque, archivia nel peggiore dei modi il primo di tre nodi legati ai rinnovi contrattuali di questo 2015, un colpo allo stomaco annunciato da settimane ma ratificato soltanto ieri. Spetterà adesso ad Andrea Della Valle (atteso a Firenze domani mattina) chiudere il discorso relativo a Neto e tracciare la strada in vista dei prossimi passi di mercato: il prolungamento (che appare sempre più lontano) di Aquilani e Pasqual e soprattutto di tutti quei giocatori che andranno in scadenza tra un anno esatto, tra i quali spiccano nomi illustri come quelli di Babacar e Stefan Savic. Non dovrebbe essere difficile, stavolta, imboccare il percorso giusto: di casi sbagliati da cui non prendere esempio, purtroppo, ce n’è più di uno. E perseverare una terza volta potrebbe essere imperdonabile.