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PIÙ TESTA (E MENO BOMBER)

di Tommaso Loreto

Quello dei gol al passivo è stato di gran lunga il dato più gettonato negli ultimi tempi. Evidente spia di un equilibrio perduto per una squadra che ha completamente cambiato volto. Dal girone di ritorno contraddistinto dalla sterilità offensiva, ma anche dalla solidità difensiva, si è passati a una Fiorentina capovolta: formidabile cecchina in attacco grazie ai gol portati in dote da Muriel, ma anche fin troppo svagata  vista la media di tre palloni a partita in fondo alla rete.

Emblematico il cammino fin qui tenuto, in campionato, dall'inizio del nuovo anno: un'unica sfida su sette, quella interna con il Napoli, in cui il reparto offensivo avversario è stato tenuto a bada. Nè Milik, né Insigne, né Mertens sono riusciti a superare la difesa viola anche grazie agli interventi di Lafont, ma in tutte le altre circostanze è andata diversamente. Già a gennaio la doppietta di Quagliarella al Franchi aveva palesato parecchie incertezze, prima che Stepinski e Pellissier bissassero l'impresa con il Chievo (ma in quella gara i viola vinsero).

Si prosegue poi con quanto avvenuto a Udine, dove Pussetto sfruttò un corner battuto malissimo per far segnare Stryger Larsen, per arrivare al centro di Petagna a Ferrara o a quelli di Perisic e Politano in casa contro l'Inter. Una schiera di attaccanti che oggi suona da monito per evitare qualsiasi disattenzione al cospetto di Immobile (12 gol) ma anche dei vari Caicedo, Correa, Milinkovic-Savic e Parolo.

Il rientro di Pezzella a Bergamo cambia certamente la carte in tavola per Pioli, ma anche con l'argentino di nuovo in campo si sono riviste le falle preoccupanti di qualche giorno prima, in Coppa Italia,  tanto che sia Ilicic che Gomez si sono abbonati al club di chi diventa bomber quando affronta il viola. Se la Fiorentina vorrà sfruttare lo scontro diretto che andrà in scena a Genova tra Samp e Atalanta dovrà sì confermare la facilità con la quale trova il gol di recente, ma anche metterci molta più testa in difesa, per non obbligare Lafont a dover raccogliere i soliti tre palloni dentro la rete.