.

PRANDELLI, Libero... In che senso?

di Tommaso Loreto

Fa effetto vederlo così. Fa tanto effetto. La giacca con quello stemma che non è più viola. Il volto forse un pizzico più sereno e riposato, ma anche meno proteso alla conquista dei punti, come quando lo vedevamo al sabato alla vigilia del campionato. L'ingresso di Cesare Prandelli nella sala stampa dello stadio Olimpico (proprio quello della capitale) è stato un colpo al cuore per tutti. Tifosi, appassionati, ma anche addetti ai lavori o semplici giornalisti che negli ultimi anni hanno seguito passo dopo passo la crescita di questo grande allenatore. Volendo cercare la metafora giusta, vien da pensare che oggi Firenze ha visto il suo ex e il suo futuro lontano dalla Viola. E, come dire, è difficile rimanere insensibili.

Ma al di là dell'impatto, restano anche le parole del nuovo c.t. azzurro. E allora vien da domandarsi, soprattutto rileggendo un passaggio della conferenza stampa di oggi, che cosa intendesse il "Mago di Orz" quando si è definito l'unico allenatore libero. Perchè, sia chiaro, Prandelli era tutto fuorchè libero. Eppure, davanti a precisa domanda, è lo stesso Prandelli ad ammettere candidamente che era così, e il dubbio che s'inerpica nelle teste fiorentine segue due direzioni. Era la Fiorentina che aveva già liberato Prandelli, o viceversa? Perchè quell'anno in più di contratto non ha, praticamente mai, avuto uno straccio di valore? Si potrà dire che, oggi, è tardivo e forse superfluo parlarne. Ma vallo a spiegare a chi è rimasto senza fiato, e un bel po' dispiaciuto, nel vedere che sulla giacca di Prandelli non c'era più il viola, bensì il tricolore...

Questo il passaggio sulla "libertà" del tecnico: "Sulla scelta. "Non ho mai pensato alla nazionale fino a quel lunedì mattina con la telefonata di Abete. Sono qui perché altri colleghi più blasonati erano legati ad un contratto. Io ero libero, non vincolato, sono ambizioso. Non ho avuto nessun tipo di dubbio. Vorrei arrivare alla qualificazione con una squadra con identità".

LEGGI TUTTE LE DICHIARAZIONI DI CESARE PRANDELLI