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QUANDO BOLLE IL MICROFONO

di Dimitri Conti

"Per quello che conosco io il calcio, penso che lui (Bernardeschi, ndr) abbia un futuro dove sicuramente lo aspettano squadre che hanno ambizioni diverse rispetto alla Fiorentina". Sono queste le tanto incriminate parole di Paulo Sousa,  rilasciate quest'oggi nella conferenza di vigilia alla sfida contro i greci del PAOK. E, com'è immaginabile che fosse, hanno lasciato numerosi strascichi. In principio, è bene riportare la versione che trapela dal club gigliato, che ci tiene a chiarire come Sousa non intendesse mettere in vendita il giovane carrarino, ma esaltarne la crescita e lo sviluppo, predicendo dunque un futuro da top-player per lui. Niente di più, niente di meno. Detto ciò, però non è la prima volta che l'allenatore portoghese regala dichiarazioni con strascichi in allegato davanti alla stampa, con tanto di scarso entusiasmo da parte della società. 

Ripercorriamo le volte in cui il microfono di Sousa bolliva.

Il peccato originale sta nelle - reiterate - ammissioni di aver mollato la presa nella seconda parte della scorsa stagione. Da lì una lunga serie di casi "limite". Si parte con la prima conferenza stampa della nuova stagione, in quel di Moena, quando un Sousa giudicato abbacchiato da gran parte dei presenti prese subito un certo distacco dalle dinamiche di mercato: "Voi sapete benissimo quanto ho lottato per mantenere un certo numero di giocatori. Quest'anno sono molto più concentrato sul campo e questo spetta al direttore". Poco più di un mese dopo, e l'allenatore portoghese fu protagonista "indiretto" della conferenza riservata alla sola carta stampata, altra fonte di grandi polemiche. E ancora la stagione non era iniziata. Era partita invece al momento della conferenza pre-Chievo (27 agosto), ma il mercato era ancora aperto, e incalzato sull'argomento Sousa rispose: "Vivo questo momento in modo diverso rispetto allo scorso anno. Io sono molto più realista", anticipando di fatto altre polemiche che sarebbero arrivate dopo.

Finisce il mercato, e nel corso della conferenza pre-Milan, del 24 settembre, Sousa viene nuovamente pungolato sull'argomento sessione estiva. Questa la sua lapidaria risposta: "L'unico giocatore che non ho avuto modo di analizzare prima del suo arrivo è stato Maxi Olivera", che, inquadrata nella questione della complessa sostituzione di Alonso, non è parsa proprio una sferzata di fiducia, né un'assunzione piena di responsabilità. Un mese dopo, nell'arco di appena tre giorni, arriva il carico pesante. Prima, il 25 ottobre nella conferenza alla vigilia del Crotone, la stoccata iniziale: "Non ho avuto alcuna influenza su chi è arrivato o chi è partito: io do solo un giudizio, poi la società prende le sue decisioni. Io alleno al meglio chi ho". E poi, il colpo più rumoroso di tutti, l'ormai celebre frase detta alla vigilia della delicata trasferta di Bologna. "Lo scorso anno ho spinto il sogno, quest'anno spingo la realtà, perché mi hanno costretto ad arrivarci, a questa realtà", frase che non piacque a gran parte della tifoseria, ma non solo. Ed ora questo nuovo polverone. L'ennesimo, ma soprattutto il più contestato, perché guai a parlare di ambizioni al ribasso, o di dimensioni di mediocrità in un ambiente passionale come quello di Firenze.