QUANTO È DURA LA SALITA
Provato, quasi svuotato, certamente stanco. Cesare Prandelli nel dopo gara di Benevento non ha nascosto i segni di una settimana tutt’altro che semplice, e d’altronde che la gara del Vigorito fosse fondamentale era evidente a tuttoI. Anche per questo la società aveva gestito con massima attenzione l’avvicinamento alla trasferta, ricercando giustamente unità interna ed esterna.
In uno scenario del genere, e dopo una vittoria ampia e importante come quella di sabato, le parole del tecnico raccontano di un momento difficile come non mai, nel quale non sono mancati nemmeno fattori esterni da tamponare che lo stesso tecnico ha citato.
Dalle voci sul futuro della dirigenza a quelle relative alla panchina, dal domani di elementi cardine (Vlahovic su tutti) fino a esclusioni per niente banali come nel caso di Amrabat e Biraghi, Prandelli in questo momento è impegnato su più di un fronte, probabilmente lo stesso inaugurato con le cessioni del gennaio scorso volte a riportare in quota il clima interno allo spogliatoio.
Nel suo riferire di una società arroccata, costretta a difendersi anche da continue trappole lungo il cammino delle infrastrutture, c’è tutto il racconto di un’annata sportiva sulla quale riflettere per migliorarsi già dalla prossima stagione, avviando finalmente un ciclo tecnico che abbia la priorità su qualsiasi altro aspetto gestionale.
C’è allora una specifica che più di altre racconta lo stato d’animo di Prandelli, quella legata alla voglia di continuare ad allenare come ha sempre fatto. Perchè il tecnico che molto si è speso per normalizzare l’ambiente dopo l’esonero di Iachini, e per mettere a disposizione della società la sua esperienza e la sua conoscenza della piazza, ha probabilmente già capito che una rivoluzione a fine stagione sarà per forza di cose inevitabile.