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RIBERY, I FONDI E IL CENTRO SPORTIVO: ALLE RADICI DEL DUELLO TRA COMMISSO E CAIRO

di Andrea Giannattasio

Le prime avvisaglie di rapporti pronti-via piuttosto tesi si erano avute già nell’agosto del 2019, dopo una previsione riuscita male di Urbano Cairo su Franck Ribery, da poco approdato in viola: “Potevamo prenderlo noi ma per come la vedo io è solo un colpo mediatico” raccontò il numero uno del Torino, che poi dovette fare mea culpa già a settembre dopo la vittoria per 3-1 della Fiorentina a Milano e una gara show del francese. Anche per questo motivo il feeling tra Rocco Commisso e il patron dei granata non è mai decollato e la riconferma si è avuta quando, per questioni più importanti, il punto di vista dei due presidenti si è scontrato in modo netto. E la tensione si è fatta davvero alta.

Oggetto del contendere l’ingresso dei fondi (le cosiddette “private equity”) all’interno del calcio italiano: un aspetto che la Fiorentina non ha mai sostenuto, visto che alla luce del suo indice di liquidità economica (il migliore di tutti i club di A) non ne ha mai sentito il bisogno e che, da businessman navigato, Commisso ha sempre avvertito che i fondi nella Serie A avrebbero come unico effetto quello di indebitare ancora di più il calcio italiano. Non la pensa così Urbano Cairo che circa un anno fa, a RadioUno, si era espresso in questi termini: “La vicenda dei fondi è importante per dare al campionato una spinta grazie a professionisti che gestiscano la Lega in un modo diverso: quando ci sono maggiori risorse, puoi anche fare le cose che mancano. Ad esempio la costruzione dei nuovi stadi o gli investimenti sui giovani".

Due posizioni davvero distanti anni luce che hanno portato più volte Fiorentina e Torino a battibeccare a mezzo stampa (e su questo piano Cairo è stato facilitato) e a rendere il contorno delle sfide tra viola e granata davvero elettrizzante, a dispetto del gemellaggio che da decenni lega le due tifoserie nel comune spirito anti-Juve. Anche perché, sempre a proposito degli investimenti sui giovani di cui parlava il numero uno di RCS, da un lato Commisso ha messo in piedi un investimento da 80 milioni per il Viola Park di Bagno a Ripoli (che sarà pronto a fine 2022) mentre dall’altro Cairo - dopo aver cullato fin dal 2016 il sogno di fare del centro sportivo “Robaldo” di Torino la nuova cantera granata - non ha mosso per cinque anni passi decisivi: la differenza tra il dire e il fare.

C’è però un aspetto sul quale i due presidenti sono accomunati ed è purtroppo quello legato - secondo uno studio pubblicato pochi giorni fa su La Gazzetta dello Sport - alla perdita di una cospicua fetta del bacino d’utenza a causa della pandemia e della disaffezione generale al calcio: -10% per ciò che riguarda i viola, addirittura -12% per quanto riguarda i granata. Per recuperare il terreno perduto, però, la Fiorentina si è già messa al lavoro, con una campagna via social mai come oggi così forte e soprattutto grazie alla costruzione di una squadra di livello che faccia di nuovo venir voglia ai tifosi di avvicinarsi alla maglia viola e di tornare allo stadio.