RISPETTO
Silenzio. Pressochè totale. Dal minuto 40 della gara di ieri sera, fino a oggi. E non ci riferiamo a dichiarazioni o prese di posizione che potrebbero comunque arrivare a breve (Cognigni ha parlato al Tgr della Toscana della Rai), ma comunque in ritardo sulla prova di ieri sera visto che al fischio finale nessuno dei dirigenti ha voluto parlare. Ci riferiamo bensì allo "sbando" nel quale sembra navigare questa squadra, e questo gruppo, ormai da mesi e mesi. Con il non indifferente particolare che le passeggiate sul campo (leggere alla voce "secondo tempo" sia di venerdì contro il Napoli, che di ieri sera contro il Bologna) non posson far altro che alimentare il distacco crescente tra squadra e tifoseria.
Facciamo qualche passo indietro allora. La stagione 2011/2012 si era aperta con l'innovativo "patto per la città". Una sorta di rilancio di buoni propositi per compattare l'ambiente e, almeno così si diceva, ritrovare anche quel quid in più per andare oltre i propri limiti. Da un lato la voglia di ritrovare tutto il calore del proprio pubblico, dall'altro la speranza di ripescare quell'alchimia tattica e non solo, che aveva consentito alla squadra di Prandelli di arrivare alle porte del paradiso, a un centimetro dai quarti di finale di Champions League. Certo i buoni propositi erano davvero apprezzabili, ma poi vanno messi in pratica.
E se non solo non si perseguono nel giusto modo, ma anzi si smentiscono nei fatti, il risultato è deleterio. Che sia in campo o fuori. Un risultato paradossalmente simile a quello che significherebbe scaricarsi una zappata sui piedi, o di peggio in altre zone del corpo. Non entreremo nel merito dei punti del patto, farlo oggi sembrerebbe sparare sulla croce rossa. Ma di certo riflettere su quel che oggi si ritrova a vivere, e vedere, il tifoso viola è roba da pelle d'oca. Anche perchè se un tempo sarebbe bastata una scintilla per incendiare la tifoseria, oggi è l'apatica indifferenza che regna incontrastata intorno ai viola a fare, probabilmente, più effetto.
Giocatori che camminano, partite nelle quali la squadra si arrende al risultato fino a quel momento maturato. E ancora partite nelle quali tutto sembra fuorchè che la Fiorentina sia disposta a tutto. Maglie che, in altri termini, raramente sembrano zuppe di sudore e che, di questo passo, sembrano ricordare pericolosamente quelle "della vergogna" esposte tempi addietro, a un passo dal baratro. Questo, oggi, lo scenario intorno ai viola. In campo quando i giocatori giocano, e sugli spalti per chi li osserva. Quegli stessi tifosi che, tra l'altro, si sono persino beccati una controprotesta dirigenziale a fronte a una minoranza di toni (inaccettabili) arrivati nella contestazione post Lecce.
Quel che cerchiamo di dire, in pratica, è che al di là dei patti con la città smentiti gara dopo gara (fino a oggi, poi domani chissà...), è l'assoluto scollamento gruppo-tifosi a fare più paura. Fosse solo perchè, la stessa proprietà, non sembra poi così preoccupata di dover intervenire. Anzi, alzi la mano chi ricorda quando e come ha parlato, l'ultima volta, la proprietà, e nello specifico Andrea o Diego Della Valle. Davanti alla gara di ieri, giusto per fare un esempio, due parole a tutela di chi si è giocato un martedì di lavoro ci potevano stare. Anche solo per condannare un gesto di Olivera che, francamente, è parso un errore tanto marchiano quanto influente sul risultato finale. E invece niente di tutto questo. Parole che, al di là delle dichiarazioni di rito che arrivano il giorno dopo, nessuno ha rivolto ai tifosi. Mancando soprattutto a loro (visto che, comunque, la stampa viene comunque considerata una nemica) di quel rispetto che, oggi, la squadra per prima, dimostra di non avere nei confronti della propria gente.
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