ROMA, Quella tisi così forte e contagiosa...
A volte per superare certe malattie bastano alcuni giorni di riposo e qualche medicina. In altre circostanze invece per mandare via un vizio piuttosto balordo non bastano squalifiche a ripetizione. E' questo il caso della violenta epidemia di tisi che attanaglia ormai dal 1999 la Roma, sin da quando cioè Zago, nel corso di un sentitissimo derby, sputò in faccia a Simeone, allora tra le fila della Lazio. Dopo qualche anno che aveva fatto sperare che la malattia fosse definitivamente cessata fu proprio il capitano Totti a rassicurare tutti sullo stato di salute della compagine giallorossa quando, nel corso dei mondiali del 2004, sputò addosso al futuro juventino Poulsen, gesto che gli costò allora tre turni di squalifica e che di fatto compromise il cammino azzurro nella competizione iridata. Da quel gesto, che agli occhi degli sportivi di tutta Italia era suonato come una pesante quanto inaspettata ricaduta dopo un periodo di prognosi, passarono altri sette anni quando Rosi, prodotto del settore giovanile giallorosso, manifestò nuovamente i sintomi di forte tisi, sputando addosso a Lavezzi in una partita di metà febbraio contro il Napoli, ricevendo a sua volta l'escrezione orale dell'argentino, immediatamente contagiato dal romanista. A degna conclusione di questa umida rassegna è arrivato proprio domenica scorsa la firma di Erik Lamela, che sul finale di partita, sotto di 4-0 contro la Juventus, ha sputato addosso all'incolpevole Lichtsteiner. I casi pertanto sono due: o in tutte le circostanze elencate gli allenatori dei giallorossi avevano chiesto di fluidificare maggiormente il gioco (cosa che onestamente riteniamo poco credibile), o probabilmente i medici sociali della Roma che si sono succeduti in questi tredici anni non sono riusciti ancora a trovare la formula giusta per curare i calciatori giallorossi, la cui situazione clinica comincia adesso veramente a preoccupare.