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RUI COSTA DAY, Auguri Maestro

di Tommaso Loreto

Perchè poi quel ricciolino sia entrato nel cuore di Firenze in questo modo è difficile spiegarlo. Perchè puoi sfogliare l'albo dei campioni della Fiorentina e impiegherai un bel po' prima di trovare qualcuno che, come lui, è stato amato da una città intera. Quella che andava allo stadio, quella che la Fiorentina la vedeva in tv e anche quella che non sapeva cosa aveva fatto domenica.

Rui Costa arrivò a Firenze ragazzo, se ne andò uomo. Un po' più fiorentino dentro, tanto da portarsi dietro persino quel dialetto che era diventato il pane quotidiano e la colonna sonora delle passeggiate verso i campini. Senza un centro sportivo in costruzione, senza scudetti, ma con dentro le emozioni di una città fin da subito ai suoi piedi. Sin da quelle sostituzioni forzate imposte da Ranieri, fino alle serate di Coppa Italia rimaste a ricordare la fine di un amore.

Non quello per Rui Costa, che anche sulle sponde milanesi non ha mai ricevuto il rancore per un addio così commovente. Oggi Rui prosegue la sua carriera da diesse del Benfica, il suo Benfica, ma porta con sè la passione del colore viola e non perde mai vista le vicende in riva all'Arno. Tanto più se, come accaduto per Luisao, capita anche di parlare con Corvino.

Ed è come se di quella squadra, di quella Fiorentina, ad oggi resistesse un affetto particolare. Diverso da tutte le altre squadre, diverso per ognuno dei campioni passati da Firenze. E, ovviamente, unico per Rui Costa. Se di quelle annate il simbolo di una città intera era e resterà per sempre un fuoriclasse del calibro di Batistuta, per Rui Costa resisterà sempre un sentimento difficile da spiegare, impossibile paragonare a quella che fu l'ammirazione per il Re Batigol. Ecco perchè, oggi, anche per noi non è un giorno qualsiasi. Auguri Maestro.