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SAMBAVIOLA

di Stefano Borgi

La Fiorentina (ri)comincia dal Brasile. Dopo anni passati a snocciolare la formazione con Frey numero uno, da quest'anno si cambia: tocca a Neto, portiere brasiliano poco più che ventenne, già in orbita nazionale. Lo ha detto Corvino, lo ha confermato Mihajlovic, con buona pace di Boruc e degli altri portieri in rosa. Da ieri sera anche la maglia numero 2 (o quantomeno il secondo nome dell'undici titolare) si colora di verdeoro: si chiama Romulo Souza Orestes Caldeira (nome lungo e ben disteso, nella migliore tradizione brasiliana), gioca terzino destro, ed è il 20° brasiliano che vestirà la maglia viola.

Fiorentina e Brasile, una storia lunga e decorata fatta di fuoriclasse (tanti), mezze cartucce (pochi, ma ci sono stati) e tanta, tanta saudade. Partiamo dai due scudetti ('56 e '69) che videro protagonisti assoluti proprio due rappresentanti del "futbol bailado": Julinho e Amarildo. Il primo (nome completo Julio Botelho, stranamente corto...) restò a Firenze solo tre stagioni, sufficienti essere ancora oggi ricordato come uno dei più grandi campioni che abbiano sciacquato i panni in Arno. Il secondo (Amarildo Luis Tavares de Silveira, già meglio...) arrivò dal Milan onusto di gloria e di un campionato del mondo vinto col Brasile nel 1962. Segni particolari? Classe, tecnica, un carattere particolare (introverso, vittima della famosa saudade Julinho, estroso, quasi irascibile Amarildo), ma sopratutto vincenti. Ed è quello che auguriamo a Romulo. Avanti a ritmo di Samba. Come non ricordare "El gringo" Sergio Clerici, Sormani, e poi Mazinho e Marcio Santos (campioni del mondo nel '94, ma a Firenze non se ne è accorto nessuno). E ancora Adriano l'imperatore, Amaral ed il suo sguardo alla Ben Turpin, Leandro ed il fardello del dopo Batistuta, Reginaldo famoso più per la storia con la Canalis che per altro, Felipe Melo (anche lui) famoso più per i 25 milioni di euro strappati alla Juve che per altro... Fino all'ultima corvinata, Keirrison.

Tra fuoriclasse e bufale abbiamo detto, e allora chiudiamo con tre nomi che meglio di altri ne hanno rappresentano il genotipo: Carlos Caetano Bledorn Verri, detto Dunga, "il cucciolo". Anche lui campione del mondo '94, fuoriclasse di carattere e personalità. Socrates (Brasileiro Sampaio De Souza Viera De Oliveira, almeno per il nome...numero uno), per qualcuno "il dottore", per altri "il tacco di Dio". Classico esempio del campione che si trasforma in bufala. E poi Edmundo Alvez De Souza Neto, "O' Animal" per amici... e nemici. Per lui genio e sregolatezza (anche troppa), come si conviene ad un vero sudamericano. Una considerazione per finire: l'ultimo difensore brasiliano che ha vestito la maglia viola è stato Felipe Dalbelo (tra l'altro il 17° della lista, e poi c'è chi non crede ai numeri). In questo senso, con Romulo, non possiamo che migliorare...