SAME OLD STORY
“Ci dispiace esserci venuti in contatto così tardi. Stiamo lavorando in sinergia, ritengo che non ci siamo mai posti la possibilità di non prolungare: non dico sia una formalità, ma vogliamo lavorare ancora con lui”. Era il 27 settembre quando Mario Cognigni prese la parola sui vari argomenti di casa viola ai microfoni di Sky. Nello specifico parlava del rinnovo di Pioli.
Trascorsi alcuni mesi il tono delle parole del presidente esecutivo vanno in direzione opposta. Non erano piaciute le parole di Pioli nel dopo Lazio, ancora peggio ha fatto la scialba prestazione di Cagliari. Una presa di posizione societaria che sembrerebbe anche tempista, tanto più se il k.o. sardo suona come logica conseguenza di quelle parole, se non fosse che per l'ennesima volta il mirino è puntato su un unico colpevole.
Certo, non sono mancate le occasioni in cui Pioli ha peccato di scarso coraggio, ma l'empasse viola del momento non può ricadere sull'unica figura del tecnico, per molteplici motivi. Se l'aver tirato fuori i dubbi sul futuro può esser stata uscita fuori tempo, ignorare quali altre pecche evidenzi oggi il programma viola stride con un'analisi lucida. Che per esempio tenga di conto anche delle lacune di una rosa tutt'altro che completa.
Perchè la Fiorentina non ha palesato difficoltà soltanto dopo la Lazio (ma già a ridosso della doppia sfida con l'Atalanta) e perchè il rendimento di molti singoli mette in luce tutte le crepe di un mercato estivo solo parzialmente sanato da quello invernale. I nomi di chi ha portato Corvino, senza che la Fiorentina ne guadagnasse in termini di risultati, sono sulla bocca di tutti, mentre già qualcuno guarda altrove come ha sinceramente confessato Veretout.
Pioli ha sì avallato ogni scelta (posizionandosi in modo opposto al suo predecessore portoghese) ma se l'obiettivo fissato era quello della settima piazza si fatica a capire il perchè di una tale reprimenda nei confronti di chi ha guidato il gruppo attraverso la tragedia di Davide fino a una semifinale di Coppa Italia. Di sicuro spiace che i toni siano questi. Nelle parole di Cognigni si fa riferimento al rendimento dei singoli ma il richiamo di cui sopra sembra più un'ulteriore colpevolizzazione dell'allenatore per la sua uscita che non una strigliata alla squadra.
Insomma dopo aver lanciato messaggi di distensione e moderata fiducia per il finale di stagione, non più tardi di un mesetto fa, gli scenari oggi sono capovolti, con un intervento che diventa espressione della proprietà. Che non si espone direttamente (come fa da tempo) ma che ora rimette a posto quel tecnico che aveva individuato come l'uomo giusto per la ricostruzione di un ciclo che riportasse la Fiorentina in Europa.
Non un intervento diretto dei proprietari, più un comunicato girato attraverso il braccio operativo di Cognigni, come già accaduto in passato. Un ribaltone che a prescindere da come la si pensi invece che unire in vista di un traguardo da tagliare rischia di dividere. E che riporta alla memoria altri addii addossati a coloro i quali speravano in altre dinamiche di evoluzione e crescita.