SARTORI, Scheda del dirigente che piace ai DV
Pensi al Chievo e ti viene in mente un solo nome: Giovanni Sartori. E non solo perché il dirigente clivense ha militato con la maglia gialloblù tra il 1984 ed il 1989 (collezionando oltre 100 presenze e 33 reti) ma perché è riuscito, dal 1992 ad oggi, a far sognare una città intera rivestendo la carica di direttore sportivo di una squadra di un piccolo quartiere. In poche parole se non stiamo parlando di un fenomeno ci siamo molto ma molto vicini.
Ma andiamo con ordine; Sartori, nato a Lodi nel 1957, cresce calcisticamente nelle giovanili del Milan ma non riesce ad affermarsi fin da subito in prima squadra. Di fatto, nella sua carriera da calciatore ultra ventennale, Sartori ha vestito la maglia di sette squadre oltre a quella rossonera, non riuscendo mai ad affermarsi in maniera efficace. Ritiratosi dall'attività agonistica, Sartori è prima diventato per brevissimo tempo vice-allenatore della prima squadra del Chievo per un paio di anni poi, dopo la morte del presidente clivense Luigi Campedelli, il figlio Luca lo promuove al ruolo di direttore sportivo, qualifica che ricopre tuttora.
Sotto la sua gestione il club veronese ha conquistato una promozione in B (stagione 92-93) e due in Serie A, quella storica del 2000-2001 (la prima in assoluto per gli scaligeri) e quella recente del 2007-2008, dopo la fortunata retrocessione dell'anno prima. Nel corso degli anni Sartori si è imposto come uno tra i più abili dirigenti sportivi italiani, riuscendo frequentemente ad acquistare giocatori poi rivelatisi fondamentali per la sua squadra, pur non avendo a disposizione cifre faraoniche. Inoltre, egli ha come sua precipua abitudine quella di puntare più volte su giocatori dati per finiti o in declino (tra i più noti Corini, Corradi e Perrotta). Tra gli ultimi giocatori scoperti dal ds clivense ci sono assolutamente da segnalare Théréau e Bradley.
L'impresa che si troverebbe davanti, qualora giungesse a Firenze, sarebbe però di ben altro spessore: ricostruire ex novo una squadra ormai al termine di un ciclo e puntare dritto all'Europa dopo due anni di delusioni. Un'impresa difficilissima. Ma come dimostra la storia, nulla è impossibile per l'uomo del 'miracolo Chievo'.