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SCAPESTRATI

di Tommaso Loreto

Che la Fiorentina di oggi sia figlia delle scelte passate è probabilmente l'aspetto più scontato che si possa analizzare. Una rosa che, si diceva, fosse difficilmente migliorabile, del resto, non si sarebbe squagliata come ormai accade ininterrottamente da due stagionI. E tutto quanto ruota intorno alla squadra, di certo, non ha mai aiutato. Da una proprietà sempre più distante fino a dirigenti i cui interventi spesso e volentieri hanno fatto solo danni il passo è breve. Infondo, tra promesse di rincorse europee, tempeste d'idee, patti con la città e velate minacce sui ricordi della C2 (quando comunque lo stadio era pieno), nemmeno nello spogliatoio sembrano più credere alle parole di questa dirigenza.

Ma c'è un aspetto che, più di altri, in questo momento impone riflessioni lucide e freddezza razionale. Perchè le paludi della Serie B sono tornate fin troppo vicine, e perchè quando in un gruppo manca la personalità, oltre a tutto il resto, pensare di dover lottare con il coltello tra i denti rischia di diventare utopia. Ossia l'opposto di quanto richiesto a chi deve salvarsi. E ne consegue, in primo luogo, che i processi debbano essere necessariamente rinviati a fine stagione. Quando, a bocce ferme, l'eventuale diabolica perserveranza negli errori rischierebbe di far davvero saltare il banco.

La Fiorentina di oggi è chiamata in pratica a rispondere solo e soltanto sul campo a un momento di depressione calcistica che appare senza fine. E a giudicare dalle reazioni arrivate ogni volta a seguito delle strigliate societarie, nessuno sembra trovare la giusta medicina per curare la svogliatezza di questi giocatori. Ecco perchè, di fatto, puntare il dito sui colpevoli ha poco senso. Perchè mentre si analizzano le responsabilità di una smobilitazione che ha del folle (dal mercato alla presenza societaria passando per i messaggi lanciati alla tifoseria che, infatti, ha cominciato a disertare il "Franchi") questo gruppo di scapestrati sembra continuare a pensare ad altro, come se niente lo toccasse.

Non più tardi di una settimana fa, su queste pagine, raccontammo di come l'atmosferta susseguente al confronto interno fosse di allegra tranquillità. Un po' come se niente fosse (LEGGI QUI). E del resto il primo tempo della gara di Roma (ma anche gli ultimi 20' della ripresa) sono lì a confermarlo. Resta da capire allora, prima di tutto, come scuotere l'intorpidimento della squadra, e dei singoli. Opera probabilmente complessa, e alla quale è chiamato Rossi in primis ma (eventualmente) anche quella proprietà che a Firenze si vede (quando va bene) due o tre volte al mese. Ne va del futuro immediato di un'intera piazza calcistica. Che per attaccamento, quello vero, (quello che questi giocatori dimostrano non solo d'ignorare ma persino di snobbare con malcelata spocchia) tutto meriterebbe fuorchè ritrovarsi in una categoria che niente ha a che spartire con la storia di questo club.