SCHIAFFO FINALE
Un brutto finale, senza troppi giri di parole. La Fiorentina chiude la sua annata a Milano in modo ancora peggiore a come l'aveva cominciata. Se contro l'Inter le reti al passivo erano tre stavolta il Milan passeggia su una squadra con la testa già altrove e fin troppo incerottata. Hugo recupera ma è costretto a uscire dopo nemmeno 20 minuti, Maxi Olivera e Bruno Gaspar mandati dentro confermano i limiti evidenziati in passato.
Nel mezzo c'è una linea mediana orfana di Badelj nella quale Cristoforo è come minimo spaesato, e soprattutto nè Sportiello nè Dragowski danno garanzie. Se il titolare palesa un'incertezza sulla punizione di Chalanoglu molto simile a quella già vista con Bernardeschi il polacco fa ancora peggio, confermando grosse difficoltà nell'entrare a partita in corso. Non che il pesante k.o. di Milano abbia nei portieri gli unici responsabili, tutt'altro, ma la loro ultima prova apre nuovi scenari sulle scelte estive.
A fine gara si salvano soltanto Chiesa e Simeone, il resto della squadra è un'accozzaglia di giocatori che finisce presto in balìa della maggior qualità rossonera e capitola sulla lunga distanza. Segnali inequivocabili di quanto ancora ci sia bisogno di rinforzi e di elementi più funzionali delle attuali seconde linee. Una lista di uscite inevitabile, alla quale far seguire innesti mirati e di valore, non ci sono alternative. Se poi è lo stesso Pioli a farlo presente c'è da crederci.
Già alla vigilia il tecnico viola era tornato sul ritardo con il quale la squadra era stata costruita un anno fa, senza dimenticare il riferimento a una rosa più ristretta ma dal maggior tasso qualitativo richiesta tempo fa. "Pochi ma buoni" sembra dire l'allenatore, che certamente ieri ha dato di conoscere ulteriormente quanta distanza ci fosse tra i titolari e le alternative da pescare in panchina.
Giunta al secondo ottavo posto consecutivo con tre punti in meno rispetto all'anno scorso (e conseguente esclusione dall'Europa) la Fiorentina non può più rimandare quel processo di crescita che ha interrotto dopo i primi sei mesi di Paulo Sousa. E se spetterà a Corvino individuare i nomi buoni per costruire un gruppo sulla carta più competitivo, dovranno essere i Della Valle a fare in modo che gli investimenti possano essere effettuati.
Alzando quello stesso monte ingaggi che in estate aveva tagliato le gambe a qualsiasi ambizione. Perchè ferma restando una reazione encomiabile dopo la scomparsa di Astori, e un primo anno di ricostruzione nel quale le basi sono state gettate, la Fiorentina chiude di nuovo nella zona grigia della classifica. E anche se il risultato è previsto tanto quanto era preventivabile, non può certo essere motivo di soddisfazione.