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SE IL FUTURO PASSA DALLA MERITOCRAZIA, CI ATTENDE UNA RIVOLUZIONE

di Pietro Lazzerini

Quante volte abbiamo ascoltato dalla voce del presidente Commisso come le sue scelte siano sempre state mosse dalla meritocrazia? Lo ha detto parlando della Mediacom, lo ha detto parlando della Fiorentina, anche quando ha confermato Iachini, ha tirato in ballo il merito dell'allenatore che lo ha spinto ad andare avanti col tecnico ascolano. Ora, dopo più di mezza stagione, la seconda dell'era dell'italo-americano alla presidenza viola, e dopo aver passato più tempo a guardarsi le spalle che ambire a qualcosa di più importante e in linea con la storia del club, forse è l'ora che il discorso sulla meritocrazia torni a fare capolino dalle partI di Campo di Marte come in New Jersey

Giustamente si punta il dito contro una squadra apparsa distratta e rinunciataria, ma al contempo, sarebbe giusto da parte di dirigenti e allenatori, fare un po' di autocritica sulle scelte che hanno confermato la Fiorentina nella zona bassa della classifica. A cominciare da un mercato estivo che non ha migliorato la squadra, fino ad arrivare a quello invernale composto da un terzino che non giocava titolare dal 2019 e un attaccante russo che ha avuto bisogno di più di un mese per giocare venti minuti contro l'Udinese. Anche Prandelli non è esente da colpe, con una strategia conservativa al massimo e con dichiarazioni a fine partita che parlavano di un punto come cosa buona e giusta da portare a casa alla fine di una gara inguardabile. Alla fine è vero che la Fiorentina ha perso per un errore, ma è anche vero che non ha fatto niente per vincere

E allora, nonostante c'è chi dica che parlare di futuro è destabilizzante, forse è l'ora di pensare a quale mano utilizzare per voltare pagina. Non si può cambiare versione o prediligere il silenzio a seconda del risultato settimanale, anche perché una vittoria non fa primavera e una sconfitta non fa retrocessione. Ma è evidente che più in là di quanto raccolto fino a ora non si andrà e dunque guardare in avanti è tutto tranne che destabilizzante. Lungimirante forse. Cosciente, anche. Semplicemente non c'è altra via della rivoluzione. Servono cambiamenti radicali, forse anche nel modo di pensare il calcio. Ormai sono mesi che si dice: tutti in discussione. Ma quanto dovrà durare ancora questa discussione prima di capire che confermando lo status quo, non ci sarà mai un'asticella da alzare? 

A breve Commisso sarà di nuovo in Italia e quel periodo coinciderà con le scelte definitive in vista del prossimo futuro. L'augurio è che innanzitutto le idee siano chiare come lo sono state per il Viola Park. La meritocrazia per decidere cosa fare del domani viola. Forse è veramente l'ora che sia così.