SEGNALI POSITIVI
All’apparenza quella del Bentegodi poteva sembrare una partita facile, una gara contro un avversario praticamente decimato ed ancora a secco di vittorie. I fatti, invece, dicono che non è stato così. Che c’è voluta invece una Fiorentina cinica e più quadrata del solito per avere la meglio su un’Hellas orgogliosa ma troppo inferiore ad una Viola stavolta davvero spietata. Del resto Tatarusanu si è dovuto sporcare i guantoni appena una volta nel corso del primo tempo e nulla più, anche grazie ad un lavoro sontuoso impostato da una difesa finalmente ritrovata. Una retroguardia finita nell’occhio del ciclone dopo i passi falsi contro Napoli e Roma e ieri sera rinata grazie alla personalità di un impeccabile Astori, costretto ad uscire anzitempo dalla partita (ma, a quanto ci risulta, non in dubbio per la gara contro il Frosinone).
Ma le note positive non finiscono qui. Perché se la gara del Bentegodi ha confermato la crescita esponenziale che Vecino sta avendo ormai fin da inizio anno (non averlo ceduto al Napoli vale doppio!), il sorriso più bello che i tifosi viola hanno potuto mostrare è stato sicuramente per la prova di Pepito Rossi, titolare per la 3a volta in campionato (l’ultima volta era stato a Carpi più di un mese fa) ed autore dell’assist per Kalinic che ha chiuso la partita ad inizio ripresa: il numero 22 viola cresce di giorno in giorno e ciò che sorprende - al di là delle dichiarazioni di facciata - è che chi lavora con lui ogni giorno confessa che Pepito sia appena al 30% delle sue possibilità. Da fermo, il suo calcio è sontuoso, manca soltanto lo scatto negli ultimi metri ed un po’ più di fiducia, ma la strada intrapresa è quella giusta. Che dire poi di Kalinic, arrivato al suo settimo gol stagionale (il sesto in campionato): lontano dalle mura amiche, è il bomber di A più prolifico (l’unico gol segnato al Franchi è stato quello col Bologna il 23 settembre scorso) e nemmeno un labbro dilaniato in uno scontro di gioco è riuscito ad arrestare la sua fame di reti.
La Fiorentina, dunque, torna dalla trasferta di Verona con la consapevolezza non solo di essere ancora una volta allergica al pareggio, ma anche che lassù, nell’ammucchiata per le zone nobili della classifica, la Viola può dire eccome la sua. Ed il calendario, adesso, sorride davvero ai gigliati.