SENZA FRETTA...
I pantaloncini. La maglia. Le scarpette. I capelli. Serve tempo, per farsi belli. Il problema è che un conto è fare il fotomodello, uno è fare il calciatore. Non ce ne voglia, Alessio Cerci. Ma quella danza prima di entrare è quella che, tempo addietro, fece andare su tutte le furie Gattuso al Milan. Stava per uscire, Leonardo aveva già designato il suo sostituto, ma Clarence Seedorf era ancora in ciabatte. Roba da un'estate al mare, altro che da fior di milioni nel portafogli. Figuriamoci Cerci: se per l'Oranje una piccola macchia in una carriera luminosa può starci, il presunto novello Thierry Henry non dovrebbe certo permettersi certe cose. "Roba da ragazzini" lo ha apostrofato a male parole Delio Rossi. Era ancora con la tuta, con le scarpe da ginnastica: mica pronto per la battaglia, come Firenze chiede ad alcuni giocatori che stanno facendo fatica a metter in mostra attributi che a parole sbandierano ad ogni vento.
Che anche in campo lo ha ripreso, sgridato, beccato. Ha dato un paio di sgassate, Cerci, ma tatticamente non è un attaccante. Ed a livello di voglia, di motivazioni, non sembra certo l'uomo giusto e adatto per la svolta. Ieri il Franchi lo ha fischiato pesantemente, ma tra una sistemata ai capelli e l'altra, l'esterno viola ha fatto poco per farsi perdonare. Quella danza, snervante ed irriverente, è suonata tanto come una mancanza di rispetto nei confronti dei compagni, dell'allenatore, dei tifosi. Bastava guardare gli occhi di Jovetic, per capirlo. "Ma che sta facendo?". Bastava ascoltare Rossi, per rendersene conto. "Cose da ragazzini". Un conto è pensare al look. Un altro è fare il calciatore, pronto per la battaglia dopo un solo secondo. Ma non tutti nascono Cristiano Ronaldo.