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SERATA (E ARBITRO) PER CUORI FORTI

di Tommaso Loreto

Con Sirigu tra i pali anche contro lo Sporting Braga al Franchi si era trattenuto a lungo il respiro. Solo che i portoghesi non erano arrivati a un passo dalla rimonta nel corso di una gara condizionata dall’arbitro, e soprattutto in confronto ai polacchi del Lech Poznan i portoghesi non avevano trovato un terzo gol che rimetteva tutto in discussione.

La cronaca del cardiopalma andato in scena ieri sera si divide tra il commento a una direzione di gara che non si discosta troppo dagli orrori fin qui visti (dal secondo giallo mancato a Czerwinski fino al rigore su Nico non meritevole di VAR come quello poi concesso per fallo di Terzic la lista è lunga) e l’eccessiva morbidezza con cui la Fiorentina si è trovata in balìa degli avversari.

Fisici e determinati, certo, ma non così irresistibili come invece sono parsi quando Sobiech ha materializzato i peggiori incubi di tutto lo stadio. Prima, in un primo tempo troppo flemmatico, era stato Venuti a rimettere mentalmente in corsa il Lech, ma con lui soprattutto l’assenza ingiustificata di Jovic (anche in termini di atteggiamento) aveva tolto gran parte delle risorse ai viola. Perchè al di là dell’ennesima prova incolore è l’errore sotto porta, dopo l’intervallo, a confermare che in attacco non si può più fare a meno di Cabral.

Così solo quando Italiano ha raddrizzato le cose con i cambi in corsa, rimettendo chi di questi tempi gioca di più, la Fiorentina è tornata in partita. Mostrando nuova forza caratteriale in una situazione difficile, e anche la tanto attesa incisività sotto porta che ha trovato Sottil per la prima volta in stagione. Uno spavento ricacciato via dal successivo gol di Castrovilli, giunto a un passo dalla doppietta, centro in grado di spalancare definitivamente le porte di una semifinale che questa Fiorentina, al netto dell’arbitro Obrenovic del quale ricorderemo a lungo il nome, pareva aver dato troppo per scontata