SERVE UN PO' DI PEPE
La sconfitta con la Roma ha messo in campo tutti i limiti di questa squadra, tra errori individuali, coperta corta in confronto alle big (basti pensare che sulla panchina giallorossa c'erano De Rossi, Strootman e Perotti) e qualità collettive certo inferiori. E inutile pensare che, a panchine invertite, Di Francesco avrebbe fatto meglio di Pioli con questa rosa. E questa è una doverosa premessa. Quello però che inizia a preoccupare è la normalità - leggi mediocrità - nella quale è scivolata la Fiorentina, soprattutto di pensiero. Che la squadra viola non possa competere per lo scudetto è indubbio, che non possa sognare di essere un gradino sotto (leggi Europa) è sbagliato e si vede. Si rischia già a novembre di ripetere un errore fatto la scorsa stagione, di aspettare solo la fine del campionato. Che poi è lo stesso errore che a Firenze si commette tutti gli anni, quello di non cogliere mai l'attimo.
Ammettere di non essere da Europa e accettare di scivolare nella mediocrità è come dire ai giocatori che non valgono quell'obiettivo. E' come dire ai tifosi di restare a casa perché tanto non si va da nessuna parte, come fa d'altronde la proprietà che si perde in ripicche e denunce a chi li offende senza capire che quello dei tifosi è l'unico modo, in questo momento, per farsi sentire, senza invece arrivare e dare la scossa in qualche modo. A chi sta invertire questa mentalità? Alla dirigenza, dal primo all'ultimo, perché sentire dire che il ciclo è ripartito ora, che tutto va bene, che quest'altalena ci può stare e che i giocatori sono giovani e devono crescere per la prossima stagione non aiuta nessuno, né chi va in campo -e soprattutto i giovani che hanno bisogno di stimoli e non di piattume- né chi deve andare sugli spalti. Un po' di pepe non guasterebbe insomma.