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SOUSA E IL SUO CREDO PER IL LUNGO VIAGGIO VIOLA

di Sonia Anichini

C’è da dire che nonostante il nostro allenatore sia portoghese, sa parlare in italiano in modo molto convincente e sa usare le parole giuste o quelle più opportune e anche furbe. Lo aspettavano tutti al varco della conferenza stampa ieri a Basilea per poter capire se c’era stata una bocciatura per Mario Suarez, calciatore dalla scarsa resa, fino adesso, e sostituito dopo il primo tempo opaco contro l’Empoli. Certamente nessun tecnico avrebbe mai “sparato a zero” su uno dei suoi uomini e per questo le regole del calcio europeo hanno aiutato il nostro. La scelta di lasciare fuori il centrocampista spagnolo è dovuta ai numeri degli elementi che si possono utilizzare, alla panchina corta prevista per l’Europa League. Sarà vero? La verità morì fanciulla, si dice, ma è ovvio che Suarez non sta dando al gruppo quello che Sousa e tutti noi ci aspettavamo. Parlare di bocciatura, anche se per molti è quello che il campo fa pensare, può sembrare prematuro e fa tirare in ballo le esperienze di altri calciatori (vedi Badelj o Vecino) che sono esplosi dopo un anno di esperienza a Firenze o presso altre squadre.
E’ anche vero che da calciatori del suo calibro ci si aspetta sempre tanto e ad agosto si pensava che il perno del nostro centrocampo sarebbe stato lui, ma sono convinta che l’allenatore saprà gestire questa storia con la società nel modo più proficuo per tutti. L’ingaggio di Suarez è molto pesante per la Fiorentina, ma liberarsene a gennaio non sarà comunque facile.
Intanto contro il Basilea saranno altri a provare a vincere la partita che potrebbe dare l’accesso alla fase successiva dell’E.L.
Il nostro Mister non vuole e non può fare scelte sulle competizioni che gli interessano di più perché è la sua “religione” che glielo vieta. Il suo credo basato sulla cultura della vittoria, gli impone di vedere il suo gruppo proiettato sempre verso un miglioramento che non passa dall’esclusione di imprese importanti. O almeno non in questo momento. A febbraio, quando riprenderà il cammino europeo, con una buona parte del campionato già vissuto e con i probabili rinforzi arrivati, si potranno fare altre valutazioni.
Dopo la metafora dell’omelette, Sousa è passato a quella delle auto e del viaggio da fare. La nostra squadra ne ha intrapreso uno molto avvincente e la rotta la può conoscere solo lui che guida questa splendida “vettura” e il carburante da dosare e la velocità da raggiungere per arrivare alla meta, passano dalla sua gestione degli uomini e del gioco. Non mi pare un pilota spericolato, ma certamente è uno al quale piace arrivare al traguardo per primo. E noi con lui!

La Signora in viola