SUMMIT BLOODY SUMMIT
Claudio Ranieri. Edy Reja. Zdenek Zeman. Ma anche Roberto Di Matteo, Fulvio Pea. E poi Daniele Pradè, Daniele Delli Carri, Lorenzo Minotti, Marco Fassone. Nomi, cognomi. Idee e soluzioni: fotografia di una confusione che regna sovrana in casa Fiorentina. Perché oggi scadono i fatidici dieci giorni e, a chi dice che un momento vale l'altro, bastino due segnali. Al WyScout Forum di Milano, momento buono per gli osservatori, i direttori sportivi e gli agenti per confrontarsi e buttar giù i primi abbozzi di trattative, non c'era nessuno di casa gigliata. L'altro è un richiamo al passato: prima Vargas e Gilardino erano colpi già fatti, al 22 maggio. Adesso non solo regna sovrana l'incertezza su chi dirigerà le danze, ma il rischio è anche di veder sfumate alcune possibili cessioni e vedersi bruciati alcuni acquisti. Perché è vero, il mercato termina ufficialmente il 31 agosto, ma è già iniziato almeno nelle idee da alcuni giorni.
Oggi il summit, rimandato da alcuni giorni, andrà in scena tra Andrea Della Valle e Mario Cognigni. Sul tavolo, pare strano, ma balla prima il nome dell'allenatore che del direttore sportivo. Una stortura di base, che pure non sembra sfiorare animi e speranze della società. Che oggi deve decidere, senza rimandare ancora. E non perché scadono i dieci giorni, bensì perché ne è passato un altro ancora, mentre le altre comprano Palacio, trattano Destro, comprano Sosa e Dybala, puntano l'uno o l'altro top player. La Fiorentina no. E' ferma ed immobile, così come gli animi dei tifosi.