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SUNDAY BLOODY SUNDAY

di Tommaso Loreto

Il naufragio in campo era di gran lunga meno prevedibile dell'ennesimo strappo nei rapporti. Ed è anche per questo che il lato tecnico di un'inopinata lezione subita dal Verona lascia immediatamente spazio a quel fuoco che da tempo scoppietta sotto la brace. Niente di più inevitabile, nonostante qualche segnale negli ultimi tempi avesse disegnato scenari di partenza. E' vero che la Fiorentina reduce da otto risultati utili consecutivi sembrava dare segni di vita, ma è altrettanto vero che più di un aspetto dell'universo viola è rimasto oscuro, senza che ci si preoccupasse di gestirlo. 

Come nel caso di finestre di mercato spesso chiuse in ampio attivo con il rinvio al futuro di nuovi investimenti quasi mai mantenuto, con conseguente ridimensionamento tecnico dettato dal monte ingaggi in picchiata. O come nel caso di un'assenza e di un distacco dalla piazza, dalla vita quotidiana della squadra e della società, che i Della Valle non hanno più voluto colmare più o meno dalla metà della passata stagione. Senza contare il valore di un gruppo che soltanto la scorsa estate era costato quasi 70 milioni di euro e che ancora oggi, alla seconda giornata di ritorno, è in grado di smarrirsi completamente come se non sapesse più giocare a calcio. Anche di fronte alla penultima in classifica.

Da tutto questo (e molto di più incluso il rapporto con la tifoseria che sta precipitando per vicende non chiare come quelle sugli striscioni e la coreografia per Fiorentina-Juventus) e non da ieri, parte la contestazione che ha svuotato la curva, e di tutto questo e molto altro ci sarebbe di che discutere a fronte di programmi chiari della proprietà che latitano ormai da un bienno. Perchè Corvino potrà anche rifarsela con un ambiente che non consente di lavorare, ma è chiaro che il problema appare evidente in campo, nelle lacune di una rosa che a tre giorni dalla chiusura del mercato vede il solo Dabo all'orizzonte, e non risiede nelle critiche o nelle lamentele di vede una Fiorentina come minimo confusa a 360°.

Mentre rimbalzano nuove promesse sulla prossima estate, sul monte ingaggi, sul modello Lazio o su un cammino a braccetto con il Comune verso il nuovo stadio (almeno fino al prossimo ottobre) la Fiorentina annaspa in classifica senza che siano arrivati scossoni dal mercato, o dalla stessa proprietà che comunque si guarda bene dal farsi vedere anche dalla propria squadra ancor prima che da quei tifosi che ieri chiedevano un confronto. Una vera e propria domenica da cani che tornando al campo adesso getta nuove ombre su tutto il girone di ritorno.

A molti la domenica appena trascorsa avrà riportato alla memoria il burrascoso dopo gara della manita juventina, marzo 2012 poco prima del termine della prima avventura fiorentina di Corvino, seppure stavolta gli avversari in campo fossero di ben altro spessore. Anche per questo concedere alibi a squadra e tecnico, in questo momento, sarebbe deleterio, ma altrettanto deleterio sarebbe proseguire sulla via dell'ostinazione. Se intorno alla Fiorentina, oggi come oggi, c'è soprattutto contestazione (quella di ieri civilissima) andrebbero analizzati i motivi e affrontati i problemi. Dai piani più alti fino a chi opera e ha operato evidentemente con risultati discutibili. Senza tirare in ballo un futuro che i diretti interessati non sembrano intenzionati a spiegare.