TECNOLOGIA E ARBITRI, E' sempre la stessa storia
Adesso vien da pensare a cosa ci racconteranno. A riguardo della tecnologia che non può aiutare questo sport sempre meno gioco e sempre più business, e anche a riguardo di quello che era il più alto rappresentante della categoria arbitrale italiana. Andiamo con ordine. E con estrema pazienza, visto che è sempre la stessa (insopportabile) storia.
Dopo gli ottavi di finale andati in scena oggi, verrebbe voglia di presentare al Dott. Blatter l'intera lista dei brevetti registrati negli ultimi 44 anni. Chissà cosa replicherebbe, il capo-mastro della FIFA, di fronte a quanti e quali meraviglie la tecnologia è riuscita ad ispirare e rendere realtà con l'evolversi del progresso. Roba da fantascienza, a immaginarla nel 1966 quando l'Inghilterra, con un gol fantasma sulla linea, ci guadagnò un Mondiale. Nessuna speranza, tuttavia, di essere ascoltati. Sia mai. Nostra signora, la discrezionalità dell'arbitro, deve necessariamente restare imperante. Hai visto mai che, poi, taluni interessi non possano essere tutelati con la dovuta cautela. Roba che, ai tedeschi per intendersi, ormai i regali li confezionano in coppia. Dalla Champions di Klose, al Mondiale di Lampard la svista è servita. Con crauti di contorno. "Andiamo avanti così, facciamoci del male", citazione di morettiana memoria quantomai scontata, e magari auguriamoci che l'influenza inglese nell'International Board possa cambiare qualcosa. Agli inventori del calcio, c'è da scommetterci, quella di oggi non andrà giù facilmente. Di certo, di questo passo, questo calcio non avrà più la minima credibilità. Figuriamoci di fronte a milioni e milioni di spettatori (inclusi quelli presenti negli stadi sudafricani dove sui maxi schermi va in scena la finta moviola, nel senso che gli arbitri non possono usufruirne) sparsi in tutto il mondo.
E poi ci siamo noi, gli ex azzurri campioni del mondo. L'Italia. Quelli che guai a prenderci in giro, altrimenti ci arrabbiamo. Completiamo il quadro Sudafrica 2010 con una nuova prestazione esaltante e degna di tale nome. Peraltro in perfetta linea con quanto mostrato da Cannavaro e compagni. Rosetti, considerato il miglior arbitro italiano e per questo chiamato al Mondiale (e pensare che c'era già chi era pronto a scommettere su un eventuale arbitraggio in finale) ci regala questa perla indimenticabile tanto simile a quel che la Fiorentina ha dovuto ingoiare nella notte del paffuto Ovrebo. Rosetti come Ovrebo, si diceva, e Ayroldi come Nebben. A giudicare da quel che, poi, è accaduto ai fischietti norvegesi, forse, per il povero Rosetti l'esperienza al Mondiale si chiude qui, ma siamo certi che le ripercussioni a livello internazionale (figuriamoci quelli di casa nostra) saranno relative. Quale consolazione in questa valle di lacrime? Forse una. Se è vero che i cattivi risultati hanno spazzato via gli strascichi del passato, l'arrivo di Prandelli in Nazionale è garanzia di un'immagine quantomeno diversa se non anche di un gioco migliore, chissà che anche qualcuno in Italia si sia domandato come possa il miglior arbitro Italiano (Rosetti, non Ovrebo...) non vedere un fuorigioco come quello di Tevez. Magari smetteranno di considerarlo il migliore degli italiani.