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TESTA A PRAGA: TRE LEZIONI DA PORTARSI DIETRO DALL'OLIMPICO

di Alessandro Di Nardo

La mattina dopo fa più male: la serata di Roma lascia in dote un turbinio d'emozioni facilmente domabili per tifosi e ambiente viola, che ieri come mai nella storia recente è stato sedotto e abbandonato dall'illusione di sollevare un trofeo. Della notte dell'Olimpico rimarrano le occasioni sprecate da Luka Jovic e le amnesie imperdonabili della linea difensiva; rimarrà anche l'ottima reazione del gruppo dopo l'uno-due micidiale di Lautaro e soprattutto l'abbraccio del popolo fiorentino a fine gara. Sforzandoci di domare il caleidoscopio di sentimenti che albergano tutt'ora nella mente e nel cuore di tifosi e addetti ai lavori, dalla notte dell'Olimpico si possono trarre alcune indicazioni per il futuro, lezioni che la Fiorentina farà bene a imparare il prima possibile, visto che Praga è dietro l'angolo. 

-IL GRUPPO C’È', I SINGOLI MENO - La Fiorentina è squadra. Il gruppo di Vincenzo Italiano ha un'anima, un'identità a cui non rinuncia mai, neanche quando, nella bolgia dell'Olimpico, dopo il ribaltone subito nel giro di pochi minuti da Lautaro, la Viola sembrava un pugile all'angolo pronto a gettare la spugna. Si riparte quindi dalla reazione dopo i due schiaffi subiti, dall'ottimo secondo tempo di Roma, in cui per larghi tratti la Fiorentina ha dominato una rivale di cilindrata superiore come l'Inter di Simone Inzaghi, apparsa ancora una volta una creatura fatta per serate come quella di ieri. Il gruppo c'è ed è capace di sopperire anche all'assenza di alcuni singoli che hanno clamorosamente steccato la prova di Coppa, Nikola Milenkovic, Lucas Martinez Quarta ed Arthur Cabral su tutti.

-ALCUNE GERARCHIE VANNO RIVISTE - Tre dei più importanti punti di forza della rinascita primaverile dei viola, Milenkovic, Quarta e Cabral sono parsi pesci fuor d'acqua sul prato dell'Olimpico. I primi due quasi sempre fuori posizione ed in ritardo sulle giocate d'alta scuola dell'attacco nerazzurro, mentre il brasiliano è stata una mera comparsa nello sceneggiato della partita. Per questo, per l'evidente calo fisico prima che mentale di alcune figure chiave, Vincenzo Italiano dovrà pensare di rivedere le sue gerarchie almeno per questo rush finale. Nonostante abbia trovato da poco un undici più o meno ideale, il tecnico viola sembra quindi costretto a rivedere alcune sue scelte, come ha suggerito anche l'ottimo secondo tempo dei suoi, dove Luca Ranieri e Luka Jovic (entrati al posto di Quarta e Cabral) son sembrati più in forma rispetto ai titolari.

-SERVE ANCORA QUALCOSA (O QUALCUNO) PER VINCERE - L'ultima considerazione la deduciamo dalle parole di Vincenzo Italiano nel post-partita: " In gara secca e contro certi campioni, al minimo errore ti castigano. Ci siamo un po’ disuniti dopo il primo gol di Lautaro ne ha approfittato. Loro però hanno qualità da campioni, non abbiamo fatto una brutta figura".  Se abbiamo celebrato la compattezza di un gruppo capace di reagire e giocarsela a viso aperto contro un avversario superiore sotto ogni aspetto, è pur vero che la serata dell'Olimpico, per il suo epilogo, esalta ancor di più la forza di un singolo. Lautaro Martinez ha marchiato a fuoco la Coppa Italia con due giocate che hanno ribaltato l'incontro. Nelle parole di Italiano possiamo leggere la disillusione di un tecnico che, arrivato per la prima volta a giocarsi un trofeo prestigioso, ha scoperto sulla propria pelle che "certe" partite le decidono "certi" giocatori. La sfida di ieri ha confermato come la Fiorentina potenzialmente ne possa avere uno, Nicolas Gonzalez. Al di là della finale di Praga, in vista del prossimo mercato se l'obiettivo sarà arrivare al prossimo appuntamento che vale un trofeo più preparati, la dirigenza dovrà cercare di dotare Italiano di altri giocatori capaci di incidere in serate come quelle dell'Olimpico.