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TI ODIO, POI TI AMO, POI TI ODIO E POI...

di Marco Conterio

Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco. Figuriamoci al guinzaglio. Alessio Cerci si è sfogato, tra Nazione e Gazzetta dello Sport. "Ho solo un chihuaua, Stiui". Leggende, smentite. Attacchi prima e violini poi. Montagne russe. Odia un giorno, ama l'altro. Lui, che un giorno tuonò. "Non esulterò sotto la Curva Fiesole". Salute. Non certo il modo migliore per entrare, o forse rientrare, nel cuore dei tifosi. Dalla rottura ai tentativi di ricucire: c'era un tempo in cui, racconta Cerci, Firenze lo accusava, lo insultava, lo additava. "Romano di m... Poi la mia famiglia, la mia fidanzata. Voglio sposarla, ma quando attaccò la città, stava parlando con un amico. Ed io la giustifico". Ago e filo, forse, non sono il suo forte. Un rapporto fatto di tanti bassi e di pochi alti, seppur i gol lo abbiano eletto vicecapocannoniere gigliato. Mica un trionfo: la Fiorentina s'è salvata alla penultima, è il minimo aspettarsi qualche gol da un attaccante.

Da non attendersi, magari, sono le gite a Formentera, le litigate con Mihajlovic e soprattutto l'espulsione che ha dato il là al tracollo contro la Juventus. "Ho fatto un errore gravissimo, ma De Ceglie un attimo prima mi aveva dato una manata". Il problema è che lo schiaffo più grosso l'ha poi preso Firenze. Non certo solo e soltanto per colpa di Cerci, s'intende, ma è lì che il rapporto sembra essersi definitivamente incrinato. Rotto. Spezzato. Il primo capitolo risale al novembre 2010, quando dopo una gara col Chievo volò dritto e spedito a tifar Roma nel derby. Poi i parcheggi selvaggi, i pass dimenticati, quel rogito ed il ritardo ingiustificato di ritorno dalla Spagna e l'accusa. "Non esulterò mai sotto la Fiesole".

Avanti con la fiera: le parole su Firenze della fidanzata, ora giustificata da Cerci, segnano il crack definitivo ed a poco servono i gol, le esultanze. Forse anche le scuse. Ti odio, ti amo, ti odio, ti amo. L'altalena delle emozioni e delle dichiarazioni ha stancato molti, sulle rive dell'Arno. La fiducia se n'è andata, da quel rosso con la Juventus in poi, sciolta come neve sotto un triste sole del 2012. Così Cerci ci prova, a ricucire il rapporto, a rialzare la testa. "Voglio essere un simbolo della Fiorentina che verrà". Non dire gatto, se non ce l'hai nel sacco. Anche per i chihuahua il discorso è lo stesso.