TIFOSI, Violenze e restrizioni: adesso basta
Era la stagione 1981/82, quella del quasi-scudetto. Firenze era addobbata a festa, ed i tifosi della Roma, accorsi in massa nel capoluogo toscano, devastarono negozi e auto e si resero protagonisti di numerosi scippi. Nella stagione successiva arrivò inesorabile la vendetta dei sostenitori gigliati: raid in motorino contro gli odiati giallorossi, botte, coltellate, arresti. Sono passati quasi trent’anni, si è parlato tanto, si sono ripetuti episodi di violenza ancora più gravi, a Firenze e soprattutto altrove, con varie tifoserie coinvolte. Ci sono stati dei morti, si sono costruiti i “settori ospiti”, sono stati realizzati dalle istituzioni organismi appositi per limitare queste odiose appendici dello sport più bello del mondo. Ma purtroppo non si può dire che le cose siano cambiate. Almeno, a giudicare dal vero e proprio bollettino di guerra che la Questura ha presentato all’indomani dell’ultima sfida tra viola e giallorossi. Ci pare inoltre paradossale che tutto ciò sia avvenuto proprio in un periodo in cui si stava iniziando a realizzare un “Franchi” all’Inglese. Non vogliamo accusare nessuno. Ma invitare qualcuno a fare un esame di coscienza. Quale il motivo di limitare ai soli residenti nella provincia di Firenze la vendita dei tagliandi per i settori viola? Perché è stato consentito ai tifosi della Roma di assistere alla gara, contrariamente a quanto avvenuto con tifoserie decisamente più calme? E perché, ancora una volta, è stato loro permesso di affluire in un numero assai superiore a quello consentito? Perché alcune frange della tifoseria gigliata si sono lasciate coinvolgere in questa situazione? Non vogliamo passare come i soliti esterofili. Al di là delle apparenze, la violenza nello sport continua ad esistere anche negli altri Paesi. Ma finché l’Italia continuerà ad essere il Paese dove i furbi vincono e i virtuosi subiscono, le prospettive continueranno ad essere assai buie.