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TOTÒ E PEPPINO

di Marco Conterio

Totò e Peppino, perché il calcio è divertimento. Antonio Di Natale e Giuseppe Rossi, la fantasia al potere, l'estro ed il brio, il genio e la gioia di giocare. Non danno del tu al pallone: del voi, per pure radici napoletane il primo, dello you perché Yankee nel sangue il secondo. E' il dogma di Vincenzo Montella: palla a terra e far pedalare gli altri, nel tiki-taka dipinto di viola. Sogni e strategie: Giuseppe Rossi è la Fiorentina che verrà. Spirito brit, composto e posato, piedi latini ed ambizioni italiane. Globetrotter del futbol, la fotografia alla Fiesole ed il saluto molto albionico ai tifosi raccontano tutto sul carattere del Pepito d'Oro.

Poi Totò. Professionista, bandiera, ha fatto di Udine la sua seconda casa. O forse la terza. Perché se il sangue arriva dalla Campania, il cuore batte sempre per la Toscana, per la sua Empoli, dove ha deciso di piantar radici una volta che appenderà le scarpette al chiodo. Vincenzo Montella non s'espone a microfoni accesi ma, come fatto per Fabio Quagliarella d'estate, sta cercando di convincere il bomber per mettere le tende a Firenze. Sogno e strategia, appunto.

La fantasia e l'esperienza di Di Natale garantirebbero un grande salto di qualità alla Fiorentina, con l'Udinese che non tarperebbe certo le ali ad un campione che tanto le ha dato ma che a fatica potrebbe certamente sostituire. In soldoni: i Pozzo dicono di no alla Fiorentina ma non ad un'eventuale richiesta di cessione del numero dieci campano. Che adesso riflette, col telefono che squilla sempre con le chiamate del suo ex compagno, Vincenzo Montella. Peppino c'è. Totò pensa, nel frattempo, a cosa fare. Se ammainare la bandiera, per piantarla sino alla fine della carriera a Firenze, o se farla sventolare ancora a Udine. Perché il calcio è sì divertimento, ma a volte resta anche una cosa seria.