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TRE VOLTE LO STESSO SPIGOLO

di Dimitri Conti

Da Iachini fino a Prandelli per poi arrivare all'attuale detentore della panchina viola, tutti e tre gli allenatori che ha avuto hanno trovato non poche difficoltà nell'inserire Sofyan Amrabat all'interno dei propri schemi. Quello del centrocampista marocchino è ormai una sorta di caso a cielo aperto, visto che sul tema Italiano è sempre stato tanto preciso e specifico, quanto però anche già in partenza poco convinto dalle sue doti in una mediana a tre. Non può essere un caso che, quando tutti immaginavano finalmente in un suo possibile coinvolgimento da mezzala, anche lui abbia finito per inserirlo davanti alla difesa.

Per il momento si può dire che pure Italiano abbia deciso di scontrarsi con lo stesso spigolo sul quale hanno già sbattuto i suoi due predecessori, cioè chi altro ha avuto Amrabat per le mani a Firenze. Stare nel mezzo ai tre interni non significa per forza fare il regista: per come aveva pensato il gioco Iachini, però, numerosissime volte la ripartenza cominciava da quella casella. Significa di fatto essere il regista. Tema che anche Prandelli prese di petto, in una delle ultime dichiarazioni prima di accettare l'incarico-bis a Firenze: volente o nolente, però, anche lui si è ritrovato a metterlo lì, di nuovo con scarsi risultati.

Italiano, viaggiando controcorrente, ha invece preso una posizione netta sin da subito una volta riavutolo dall'infortunio: "Penso che possa stazionare nella zona centrale del campo”, il suo augurio al quale ha fatto poi seguire le mosse pratiche. Poco fortunate, per la terza volta su tre. Quanto fatto vedere sabato, l'errore allo Stadium da cui si innesca il contropiede che porterà al secondo giallo, e rosso di Milenkovic è la fotografia perfetta del suo presente sbiadito, che con l'arrivo della sosta sta portando la società ad elaborare nuove valutazioni.

Già, la sosta, perché c'è da sottolineare un ulteriore aspetto: venendo regolarmente convocato dal Marocco, per Italiano risulta molto difficile incidere davvero su un cambio ruolo o comunque di mentalità, per di più se ciò deve accadere con chi non è titolare in quelle rotazioni che contano un reparto sin troppo folto. Ecco perché torna a premere il calciomercato, dopo che già in estate qualcuno (leggi Torino, vedi Juric) si era fatto avanti con forza. Sempre però con in mente la cifra tutt'altro che banale spesa per averlo, quei circa 20 milioni di euro per cui è tra i colpi più cari (e fin qui pure meno fruttuosi nel rapporto) di sempre.