'TUTTI VOGLIONO ESSERE ROBIN': COSÌ PALLADINO HA TRASFORMATO GOSENS
“In questo mondo di eroi, nessuno vuole essere Robin”, cantava Cremonini nella sua celebre canzone. E invece, in un umido pomeriggio di fine ottobre, in una partita che sembrava indirizzare la Fiorentina verso uno striminzito 0-0, è proprio un Robin l’eroe di Firenze. E allora tutti vogliono essere Robin dunque, almeno per oggi. Sono stati Robin (Gosens) e Batman (De Gea) a decidere una gara che, proprio come il film di Scola del ’76, è stata brutta, sporca e cattiva. La vittoria - la sesta consecutiva tra campionato e Conference League - è una di quelle che dà un po’ più di consapevolezza, che determina la differenza tra buone squadre e grandi squadre e che per certi aspetti - come sottolineato anche da Palladino nella conferenza stampa post partita (QUI le dichiarazioni) - è più importante anche di quella di pochi giorni fa contro la Roma. Adesso la Fiorentina può legittimamente sognare grazie ad un terzo posto condiviso con Atalanta e Lazio, davanti alla Juventus (alla decima giornata negli anni 2000 era successo solo nella stagione 201516!) e a soli due punti dal secondo posto dell’Inter.
I NUMERI - Dicevamo del gol decisivo. Ma non c’è solo questo nella gara di Robin Gosens. C’è anche una prova atletica spaventosa, con oltre 11 km di campo percorsi (primo dei viola in questa graduatoria), frutto di una prestanza fisica invidiabile nonostante le ormai trenta primavere alle spalle. Aggiungiamoci poi che è stato il secondo giocatore viola per palle giocate (85) ed il terzo per passaggi riusciti (59) e otterremo qualcosa di più di un ‘semplice’ terzino: un giocatore che crea, difende, cuce il gioco, corre e soprattutto segna.
FIDUCIA TOTALE - Una volta il maestro Nereo Rocco, in polemica con la neonata Associazione Italiana Calciatori, disse: “Io posso prendere un terzino e metterlo all'ala senza che nessuno dica niente. Ma se prendo un'ala e gli chiedo una volta, per un'emergenza, di fare il terzino ne devo render conto al sindacato?”. Ecco, non sappiamo se Raffaele Palladino abbia chiesto il permesso a qualcuno di arretrare Gosens, certo è che nel passaggio alla difesa a quattro uno dei punti che più di tutti sembrava potesse far storcere il naso era proprio questo: perché arretrare uno che in carriera ha costruito le proprie fortune da esterno? A dare credito a questo pensiero c’era anche il precedente con la Germania, durante i Mondiali in Qatar, non particolarmente brillante. E invece il tedesco ha abbracciato a pieno questo nuovo ruolo che il tecnico viola gli ha cucito addosso, pungendo come ha sempre saputo fare - 3 gol e 2 assist nei circa 700 minuti dal suo approdo sulle rive dell’Arno - ma dando anche una solidità difensiva come mai era successo nell’era Commisso: dal passaggio alla difesa a quattro nel secondo tempo della Lazio la Fiorentina ha incassato 2 reti, fa meglio solo il Napoli (1) in questo arco di tempo. Motivo per il quale adesso Palladino sembra voler rinunciare sempre meno alla qualità e all’intelligenza calcistica dell’ex Union Berlino, da cui passano molte ambizioni per un salto nell’Europa che conta. Lecito dunque aspettarsi che Pradè stia già lavorando alacremente per versare i circa sette milioni di euro mancanti nelle classe del club tedesco per l’acquisto definitivo. Un acquisto che, in rapporto qualità-prezzo, rappresenta un vero e proprio affare per i viola.