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UN ALTRO APPROCCIO

di Tommaso Loreto

E' quasi immediato rivedere quel primo tempo da favola. Si fa prestissimo a ricordare come e quanto incantò la Fiorentina di un anno fa quando dopo appena quattro giornate, e tre vittorie consecutive, al Franchi arrivò l'Inter. In quella prima frazione di gioco unica per pressing e intensità il popolo viola intravide i prodromi di un futuro brillante, per forza di cose intrigante. In quei primi quarantacinque minuti firmati dal gol di Sottil, arrivato comunque dopo più di un intervento decisivo di Handanovic, si profilava un'idea di calcio così coinvolgente che persino l'amaro 1-3 finale passò in secondo piano rispetto alle prospettive mostrate da quella giovane Fiorentina. Spregiudicata, magari meno tecnica di altre squadre rimaste nella memoria recente ma probabilmente più arrembante ed esplosiva.

Oltre un anno dopo soffermarsi alla doppia assenza che ha stravolto lo scenario viola è il primo step di un'analisi che non può limitarsi alle singole scelte di mercato, seppure pesanti, fosse solo per la convivenza obbligata con gli attuali problemi tattici da portare avanti fino all'apertura della sessione invernale. C'è in altri termini da ritrovare un approccio più caratteriale, a costo di perdere un pizzico di razionalità a favore di quello stesso furore agonistico che portò Nico Gonzalez ad andare oltre i paletti regolamentari tra urla e applausi che gli costarono un doppio giallo fulmineo. Non che i viola debbano finire di nuovo in 10, ci mancherebbe, ma un po' di grinta in più rispetto agli ultimi tempi di certo non guasterebbe.

L'argentino oggi resta l'emblema del duplice binario di problemi affrontati dalla Fiorentina, costellata di infortuni e comunque in cerca di una leadership interna che pare mancare. Anche in questo aspetto la stessa società si aspetterebbe di più da uno degli elementi più importanti, tecnicamente ed economicamente parlando, oltre a un identico pensiero da dividere tra club e nazionale nell'imminenza di un appuntamento in Qatar che Nico in primis non vuol perdere.

Priorità sottile, quella della nazionale nell'anno in cui si giocherà un mondiale sotto l'albero di Natale, ma che sembra dilagare non solo in ambiti sudamericani ma pure europei, almeno per chi ha letto la scelta precauzionale di Jovic di uscire a Lecce come un'indicazione generale anche in ottica futura. Altro nodo da gestire in un momento in cui Italiano pare ancora alla ricerca di una quadratura definitiva del cerchio che restituisca a questa squadra almeno quella cattiveria sportiva che per un tempo chiuse all'angolo l'Inter di Simone Inzaghi.