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UN NETO TRIONFO

di Marco Conterio

Il bello del calcio è che racconta storie inattese. Storie romantiche, di lacrime e sorrisi. La storia di un anatroccolo criticato e attaccato. Le prestazioni non regalavano sospiri di gioia, semmai sbuffi di preoccupazione e speranze verso un mercato che si avvicinava. Norberto Mourara Neto, una ghigliottina tra i pali quando la palla è bassa, una scure sulla testa dei viola quando la sfera chiama un'uscita tecnica e tempestiva, non ha vissuto momenti felici a Firenze. Le prestazioni non lo accompagnavano verso il trionfo, ma i Della Valle, Pradè, Macia e Montella hanno sempre detto e ribadito. Neto è il portiere della Fiorentina.

Scelte bizzarre, pensò la gran parte del pubblico viola. In fondo, se i gigliati hanno perso qualche punto per strada, è stata pure colpa del brasiliano, tecnicamente rivedibile e caratterialmente sin troppo flessibile. Gennaio, dunque, era atteso da tutti come panacea di ogni male ma la Fiorentina ha ribadito. Via al massimo Munua, dentro Rosati. Neto resta, i mugugni aumentano. Eppure il brasiliano ha fatto ricredere gli scettici, a suon di parate. Qualche errore, già, ma quel che è stato di buono ha superato di gran lunga le note negative. Sempre di più, sempre di più.

Se prima c'erano tre errori ed una parata, adesso il trend è invertito. Ieri il coronamento di un percorso inatteso e, per alcuni, miracoloso. Non per la Fiorentina. Che in Neto ha sempre creduto e che ieri ha fatto due parate decisive, su Gabriel Silva e su Muriel. Ha deciso la partita ed è stato acclamato da tutto il Franchi. "Neto, Neto, Neto". Un boato che in estate nessuno si sarebbe mai aspettato. E' il lato romantico del football, storie belle da raccontare. Ed una finale da vivere, per la Fiorentina, anche grazie all'anatroccolo diventato cigno.