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UNA CATENA DI AFFETTI

di Tommaso Loreto

Se n'è andato anche l'ultimo degli zingari. La notizia della scomparsa di Gastone Moschin, l'indimenticabile Rambaldo Melandri (architetto trombato, ma per pochi voti, per l’assessorato ai lavori pubblici del Comune di Firenze) intristisce tutta una città che grazie a lui, e ai compagni di "Amici Miei", ha riso e pianto al tempo stesso. Un grande del cinema entrato nel cuore di Firenze, però, soprattutto per quel ruolo, amato fin da subito al pari degli altri memorabili personaggi. 

Facile preda di amori impossibili, il Melandri era uno stile di vita, un modo di essere, passato alla storia anche per quel dialogo con Adolfo Celi, alias Professor Sassaroli, per chiedere la mano della moglie Donatella. Scene peraltro curiosamente girate in una clinica privata dove i nuovi calciatori della Fiorentina spesso sostengono le visite mediche. Dialoghi imparati a memoria praticamente da tutti, perchè quella "catena d'affetti che nè io nè lei possiamo spezzare" è un ritornello che chiunque conosce da queste parti. 

E in una notte come questa, dopo l'addio all'ultimo degli "Amici Miei", vien quasi da forzare il parallelo, per omaggiare il ricordo. Perchè se anche le nubi sul presente e sul futuro della Fiorentina non mancano di certo, è il clima che si respira intorno a squadra e tecnico a regalare le sensazioni più positive. Un sostegno incondizionato, ribadito dalla gara contro la Samp, a prescindere dei rapporti burrascosi con la proprietà. Della serie "la Fiorentina si ama a prescindere". Forse anche perchè, appunto "...la domenica, il pallone, la maglia viola, lo stadio...è tutta una catena di affetti che non si può spezzare". 

Ciao Architetto.