UNA RIPRESA IMPREVEDIBILE
Di tutti i possibili ambiti in cui si affronti l’emergenza del momento, quello del calcio pare essere il più attrezzato in termini temporali. Forse come pura eredità dei balletti delle scorse settimane oggi il mondo italiano del pallone, come pure quello europeo, guarda già oltre, a quando tornerà la normalità. Un minimo tentativo di programmazione che possa consentire a tutti di farsi trovare pronti quando ci sarà da ripartire visto che i calendari si preannunciano folli, cominciando dal fissare al 30 giugno la deadline dell’intero sistema.
Tutto legittimo, per carità, se non fosse che praticamente in nessun altro ambito nessuno si azzarda a fare previsioni. Se certamente appassiona il giusto seguire le diatribe a distanza che già si sono aperte per affrontare il come e il quando allestire una minima forma di ripartenza, gli stessi programmi che oggi vengono ipotizzato appaiono fragili. Molto si discuterà oggi, in un consiglio europeo dal quale potrebbe arrivare la decisione di far slittare gli Europei al prossimo inverno, ma programmare qualsiasi evento è esercizio rischiosissimo.
Con ben sei squadre in quarantena (Fiorentina, Juventus, Inter, Sampdoria, Udinese, Atalanta) il calcio italiano non può far altro che adeguarsi alle indicazioni che in questo momento riguardano tutti, e provare in primis a proteggersi da un virus che ha approfittato senza remore dei tentennamenti delle scorse settimane che hanno portato molte squadre a scendere in campo rimediando il contagio. Ancor prima d’interrogarsi su come si vorrà ripartire, e quando, sarebbe anche il caso di calarsi ancor di più in una realtà che purtroppo nessuno può prevedere più di tanto.