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UNO STADIO IN SILENZIO

di Tommaso Loreto

E' durato molto di più di un minuto, il raccoglimento. E' come se non si fosse mai interrotto nel corso di tutti i terribili giorni appena trascorsi. Come per il saluto a Coverciano, come per il funerale in Santa Croce, come per quel muro di sciarpe divenuto simbolo di questa tragedia. E' stato un silenzio surreale, lontano anni luce dai suoni e dai volumi di uno stadio.

Era il silenzio di tutti, nel ricordo e nella memoria di Davide Astori. Il silenzio dei Della Valle arrivati, di nuovo, per stare vicino a un gruppo che non hanno mai perso di vista da domenica scorsa. Il silenzio di giocatori e tifosi del Benevento che sin da venerdì sera hanno omaggiato il Capitano. E soprattutto il silenzio dell'intera comunità viola.

Sin dall'apertura dei cancelli chi prende posto lo fa senza dire una parola. I giocatori e Pioli scendono in campo per il riscaldamento con la maglia numero 13 mentre gli uomini di De Zerbi applaudono in rispetto. E da parte dell'intera famiglia Fiorentina c'è un sentito ringraziamento, che si esprime nell'applauso alla curva poco prima di cominiciare il riscaldamento.

Poi comincia a riempirsi anche la tribuna autorità, il padre e i fratelli di Astori prendono posto mentre ricevono applausi anche i fratelli Della Valle, ma è già il tempo della partita. All'ingresso in campo è come se il minuto di silenzio fosse già cominciato. Solo l'inno di Allevi interrompe il cordoglio, mentre gli undici titolari scelti da Pioli (tra di loro c'è anche Saponara) alzano da terra lo striscione “Ciao Davide”.

I sessanta secondi che vedono giocatori e arbitri abbracciati in mezzo al campo non passano mai, sembrano molti di più, ma è un attimo prima che i palloncini prendano il volo in Maratona e in Ferrovia. Poi c'è la partita, surreale nei suoi primi minuti, con gli applausi a rompere il ghiaccio di una squadra che non può giocare come se niente fosse.

Le prime occasioni sono sui piedi di Simeone che si arrabbia di brutto nel mancare il bersaglio, fino a quando il minuto 13 riporta tutti al dolore e la Fiesole a una coreografia che fa venire la pelle d'oca. Fermarsi in campo e osservare applaudendo è un attimo, poi si torna a giocare. Tredici minuti dopo l'angolo calciato da Saponara è telecomandato, Vitor Hugo sale in cielo con il suo numero 31 e di testa mette in rete.

Il brasiliano mancino come Astori, di fatto il sostituto del Capitano che indossa le stesse cifre del numero 13 segna il primo gol a nome di una squadra intera che gli corre incontro. Sportiello è l'ultimo ma solo perchè deve percorrere il tragitto più lungo, e l'abbraccio dei giocatori di Pioli è il regalo più bello che la squadra può fare alla memoria del Capitano. Ancora Sportiello neutralizza il tiro di Lombardi prima che termini il primo tempo.

Nella ripresa è il turno di Gil Dias e Laurini al posto Saponara (tra i migliori) e Milenkovic mentre Sportiello ha il suo da fare vista la ricerca del pari da parte del Benevento. Esce anche Simeone, al suo posto entra Falcinelli. La difesa del vantaggio non è semplice, Parigini colpisce anche il palo poco prima del novantesimo ed è inevitabile pensare al perchè quel pallone rimbalzi sul legno prima di osservare il successivo palo di Badelj e il mancato tapin di Benassi.

Al fischio finale cadono tutti a terra, piangono, guardano il cielo mentre lo stadio è tutta, un'unica emozione. Applausi, striscioni e soltanto il nome di Davide Astori che risuona in modo costante, continuo, mentre le squadre prendono lentamente la via degli spogliatoi (i viola ringraziano a lungo la Fiesole mentre i tifosi del Benevento partecipano commossi) e anche il tempo, dopo lo scroscio della prima frazione, si fa un minimo più clemente. E' la domenica di Davide e della sua Fiorentina che lo piange con una vittoria che va oltre qualsiasi parola.