VALORE E VALORI
Il processo di per sè sarebbe irreversibile in qualsiasi piazza. Lo diventa ancora di più laddove l'incertezza regna sovrana, senza cioè una chiara programmazione rivolta al futuro. E allora non c'è da stupirsi più di tanto se la sconfitta di Verona, a Firenze, è stata presa come la semplice conseguenza di un mercato che ha fatto a lungo discutere. I sette punti fin qui collezionati dalla squadra di Pioli, per molti, altro non sono che lo specchio di una squadra indebolita dall'allontamento della proprietà (e dall'azzeramento degli investimenti).
Un concetto a lungo dibattuto anche nel corso degli ultimi mesi della gestione Sousa, quando non era semplice distinguere tra il valore dei singoli e l'effetto di una disgregazione interna ineluttabile. Aspetti che oggi tornano di moda e che, probabilmente, saranno riproposti a scadenze regolari dinanzi a qualsiasi sconfitta, ma che non necessariamente implicano una Fiorentina già condannata.
Non è detto, in altri termini, che la squadra viola sia propriamente quella vista a Verona, così come al tempo stesso è innegabile che il valore generale della squadra sia sceso rispetto agli scorsi anni. Ma nel mezzo, prima ancora di qualsiasi giudizio che dopo 7 giornate sarebbe comunque prematuro, c'è tutto il lavoro di Pioli, inclusi i cambiamenti che il tecnico potrebbe mettere in atto da qui alla ripresa del campionato. Prima ancora di lasciarsi andare al toscanissimo "è tutto sbagliato, è tutto da rifare" tanto vale attendere i primi correttivi in corsa da parte dell'allenatore viola.